Io voglio essere libero di odiare.
Le persone, le cose,
gli animali, gli dei… Insomma so che fa male, provare odio intendo; so
benissimo che sottende un irrisolto, che chi disprezza compra, ma la sua parte
più istintiva ed animalesca è così gratificante! Poter vomitare tutta la
propria miseria su qualcun altro! Magari odio è una parola troppo forte,
possiamo usare altri termini come antipatia, astio, anche se odio, nelle sue
accezioni più superficiali rende molto di più. Odio quel film, odio la mia
collega, odio quella macchina, odio i miei vicini, odio quella cazzo di rana
che pensa che la mia piscina sia lo stagno di qualche racconto fiabesco…
Insomma il termine rende….
Ci sono quelle persone che ti urtano i nervi solo intravedendone
la sagoma in lontananza, quelle
situazioni che vorresti evitare come le modelle i carboidrati …. Ahhhh, quanto
mi faceva star meglio immaginare rocambolesche e drammatiche cadute per
scalinate di superiori e colleghi di lavoro, improvvise sparizioni
apparentemente nel nulla di parenti e famigliari….Ma a quanto pare, anche
questa libertà mi è stata tolta. A parte
qualche raro caso in cui riesco ad accumulare un po’ di astio per la vicina che
non mi smezza la bolletta dell’acqua, ogni volta che sono pronto per far
eruttare il vulcano ed invadere di lava la superfice epidermica di qualcuno, lo
vedo…. Si, come se all’immagine dell’odioso collega di lavoro, del vicino,
dello zio, si sovrapponesse quello di un bambino in difficoltà, o una donna
tradita, un ragazzo pieno di speranze disilluse… Insomma non riesco più ad
odiare perché spesso comprendo ( o credo di farlo per lo meno) le ragioni del
suo essere mostruosamente stronzo e antipatico.
Eddai, ma mi si toglie pure il sacrosanto diritto di
inventare rituali voodo e di magia nera per calmare le fumanti meningi? E poi
così non ci sono più quei bei tagli netti tra bene e male, cattivo e buono,
insomma quei fondamenti semplici ma
decisi sul quale costruire il proprio personaggio.
E’ da qualche tempo che mi sta succedendo ma oggi c’è stato
uno “step foward”.Un collega che ritengo un rompicoglioni a tradimento falso
come i capelli di Berlusconi. Mi sta sulla punta del pennello e
fondamentalmente lo evito. Oggi ha fatto uno dei suoi exploit tra il razzista e il cumenda milanes . La
cosa non era rivolta a me e quindi non ho proferito parola. Ma ho osservato ed
ho visto, in lui per la prima volta, che quelle parole, quell’atteggiamento era
come se non venissero da lui. E’ stata una situazione strana. Come quando
guardi un Posto al Sole e sai che quei personaggi non sono veri, che stanno
recitando una parte, oltretutto in modo pessimo. Oggi invece è come se,
riflettendo sulla grettezza di questo mio collega, che tratta la gente come
valvassini davanti all’imperatore, ho capito che si stava solo difendendo da un
mondo a lui ostile. Insomma, stavo iniziando la mia sessione zen di accuse
oltraggiose e giudizi pesantissimi (tutto nella mia mente ovvio, ma così
squisitamente reale) quando ho visto, come in un flash back dei Griffin, questo
ragazzo che ha sacrificato tanto per potersi laureare in tempi brevi in
ingegneria qualcosa, avere grandi progetti, tutti i famigliari che magari
dicevano “ah, chissà dove arriverai tu, primo ingegnere in famiglia!”per poi
trovarsi a fare lo stesso lavoro di altri diplomati in un contesto mentalmente
piatto e arido. E allora lui ha cercato di reagire, facendo capire, sicuramente
in modo erroneo, che lui ha più cultura dei suoi colleghi; cerca di attirare l’attenzione
con orrendi maglioncini attillati color fluo, trattando come sguattere colleghe
e cercando di far sempre gruppetto con i manager pur essendo evidente che nel
gruppo è solo un appendice esterna e poco estetica. Forse sognava di progettare
razzi lunari e si è trovato a timbrare bolle. Povero lui no? Rimane il fatto
che assodato questo lo evito comunque ma non riesco più a provare stizza ne
suoi confronti, mi fa pena cazzo!
E’ da tanti anni che so che ciò che ti da fastidio di un'altra
persona è un problema tuo. Quella persona, per quanto lontana anni luce possa
sembrare da te (e soprattutto in questi casi), è solo uno specchio. Nient’altro.
Assodato questo, ci credo, lo verifico, elaboro , accetto e vado oltre. Ma ciò
non mi aveva mai portato nell’altro. Riconoscevo lo specchio, se poi quello
stesso si fosse infranto in mille pezzi, la cosa non mi sfiorava minimamente.
In questi giorni in generale, ma sopprattutto E mi fa pena, e mi dispiace per
lui, e lo capisco, e quasi mi sta simpatico. Ovviamente fino alla volta successiva
nella quale tratta me con sufficienza ovviamente. Ma poi si instaura di nuovo
il meccanismo della compassione e tutta quell’energia creata dal giramento
vorticoso dei miei coglioni sparisce nel nulla, lasciandomi floscio in palestra
senza nulla di cui dovermi sfogare.
E mi sta capitando spesso nell’ambiente di lavoro, ma anche
tra conoscenti, incontrare situazioni o atteggiamenti che oggettivamente
meriterebbero una sentenza di morte istantanea, con un po’ di tortura alla
Bolton, ed invece niente. Dietro a megere vedo bambine non ascoltate, dietro a
milfone rifatte vedo ragazzine insicure, dietro a sbruffoni ingnoranti vedo un
infanzia violenta e senza contenuti e… mi sento un po’ come il bambino del sesto
senso che invece di vedere la gente morta, vede la gente senza quelle maschere
di difesa che molti, forse tutti , utilizziamo per sopravvivere in un mondo che
non permette debolezze, mancanze e soprattutto di onorare la propria storia,
portando una testimonianza unica. Invece si aggirano vittime, orfani,
abbandonati, rifiutati mostri che pur di avere un ruolo nella fiction
annientano la propria verità.
Bella riflessione ritengo, ma lo stesso adesso ho un vuoto,
un buco, un tassello mancante che per tanto tempo è stato chiave di volta del
mio essere. …L’odio…. Come faccio a non riuscire ad odiare più mio padre ad
esempio? Perché? Sembrava stessi così bene cancellandolo dalla faccia della mia
terrra, spazzandolo via con un soffio gelido alla Superman, incenerendolo con
un sguardo laser…. Ed invece in questi giorni sto riflettendo si, sul pessimo
padre che sia, questo fuor di dubbio, ma soprattutto sul figlio che fu, sul
padre che ebbe ed immagino una figura paterna mancante, distante …. E come fa
un uomo ad essere un buon padre se non ne ha avuto uno ? In realtà in diversi
modi, ma ciò non toglie che abbracciando la sua storia, probabilmente un giorno
( al momento lontanississsssssssssssisssssssimo) potrò e vorrò abbracciare
anche lui…. Anche se lo vedrei volentieri un paio di giorni in ginocchio sui
ceci…..
E così, rimango basito del mio lutto… Niente più piani
malvagi per rimanere l’unico essere umano sulla terra? Chi lo sa. Sta di fatto
che oggi, mi porto a casa una consapevolezza nuova, un risveglio se vogliamo, l’intuizione
di una semplice verità. Siamo come palle
di creta plasmate da diverse mani; alcune ruvide e fredde altre calde ed
accoglienti … Qualcuno ci ha fatto seccare quando dovevamo rimanere umide,
altri ci hanno tagliuzzato e diviso quando dovevamo essere compatte, ma
comunque pur essendo la materia prima la stessa, siamo frutto di troppo
complessi processi per decidere chi sia una cattiva persona, chi ci stia
altamente sul cazzo. Perché ogni gesto eccessivo è una richiesta d’aiuto, un
meccanismo di difesa, un manifesto della propria capacità di vivere e scegliere
una dimensione armoniosa dove non ci sia bisogno di indossare questi talvolta
assurdi costumi di carnevale.i