giovedì 25 agosto 2016

PULIZIE DI AGOSTO

Eccomi... mi è tornata la voglia di scrivere.... anzi direi che non mi è mai passata ma, da buon indolente, ho lasciato correre questi mesi senza voler soffermarmi sulle disavventure che mi sono capitate...
E invece adesso, alla fine di queste lunghe tre settimane di vacanza, ho proprio bisogno di rassettare la mia stanza mentale, di fare ordine, di spolverare e creare nuovi spazi da riempire.
L'assenza di lavoro, che scandisce le giornate e da una parvenza di legittimità ad una vita superficiale, mi ha lasciato basito perchè, in realtà non ho molto da dire o da fare.... Ho riflettuto sugli amici, sul mio senso di inadeguatezza che mi accompagna e mi limita e sul fatto che non sono capace di vivere il presente. Mi proietto sempre verso un futuro inesistente, cementando relazioni e situazioni che, come persiane chiuse di una bella finestra, fanno solo intravedere un pò di luce precludendo un paesaggio reale, probabilmente non idilliaco, ma lì fuori, a portata di mano.
Sono giorni tremendi per l'umanità tutta: le continue inutili guerre, gli attentati conseguenza di violenze e non per ultimi i terremoti quasi come se anche la natura volesse partecipare a questo momento di instabilità spirituale.
Leggendo Terzani, mi colpisce ciò che scrisse nel 2001 dopo l'ecatombe delle torri gemelle.Questo momento di sofferenza e dolore può essere un'occasione per il popolo della terra di dare una svolta, di dire basta, di capire che solo nell'unione dei popoli e nel rispetto delle differenze culturali si può trovare armonia e pace.
Sono passati 15 anni e queste parole sono ancora (forse di più) attuali e vere.
E davanti a questi pensieri profondi le mie insoddisfazioni diventano piccole, il mio mal di vivere una scusa per non prendere in mano la mia vita e godere di ciò che sta davanti a me pronto per essere colto.
Mi sento stupido lamentandomi di non poter andare in vacanza, di annoiarmi a casa tutto il giorno quando, osservando il mondo dall'alto esistono ben altre tragedie.
Non è solo un discorso comparativo tipo " ringrazia che hai da mangiare perchè c'è gente che muore di fame" ; è più che altro una presa di coscienza del fatto che sono qui, che sono vivo, ma assopito. Subisco, mi accodo a tanta gente che, impotente davanti a grandi accadimenti, mette la testa sotto terra e continua con delle dinamiche sociali finte, vuote.
Certo è lontano da me il fuoco della rivolta, la fiamma dell'indignazione, il voler combattere e sovvertire il sistema, però per lo meno, ho il dovere di essere protagonista della mia vita. Accettare compromessi certo, ma Vivere, sentire, amare, condividere veramente e non lasciarsi trascinare da una corrente che separa invece che unire.
Mi stavo addirittura abituando all'idea che il nemico della pace e della libertà fossero veramente i guerrieri della Jihad senza ragionare sul fatto che il loro agire è solo conseguenza e non causa.
E io mi sento un pò Siria, un pò Afghanistan, un pò Irak, usurpato della mia identità per seguire un modello globalizzato di persona che crede a ciò che racconta la televisione, che non vuole problemi e si distrae (e rincoglionisce) con materia che acquisisce un potere divino.
Lavora, guadagna, spendi, fai debiti così che tu sia obbligato a lavorare per ripagarli. Appari, segui le tendenze. Aspira a modelli senz'anima.... E a poco a poco sento di perdere la mia individualità per arrendermi all'invasione di potenze che pensano solo al controllo e al profitto.
Sono un ignorante della storia, la mia cultura si basa su racconti di persone più dotte di me, su scrittori come Terzani che raccontano senza voler indottrinare, ma per quel poco che ne so mi sembra che la situazione politico sociale del mondo rifletta il disagio di ogni uomo (almeno per quanto mi riguarda) che non sa chi è, ne soffre e deve dare la colpa a qualcuno.
In questi giorni estivi, caldi, fermi, lunghi e appiccicosi, ho il tempo di rendermi conto che mi sono perso. Non ho soluzioni, ma è comunque un punto di partenza per ricordarmi che sono un individuo unico parte di un popolo che è uno.
Oggi ho visto un film interessante, si chiama Lui è tornato. Narra la storia di Hitler che si risveglia nel centro di Berlino nel 2014. La vicenda è raccontata come una commedia, ma il messaggio che ne ho ricavato è che, anche oggi, con tutto quello che l'umanità ha vissuto, se tornasse veramente il Fuhrer, probabilmente riuscirebbe a ripercorrere la stessa strada supportato da un popolo che ha bisogno di essere guidato e controllato. Sembra assurdo ma basti pensare ai leader politici di oggi, figli dello show business, che dietro trucco e grandi sorrisi non hanno sviluppato una coscienza politica molto diversa da quella di Adolf.
Si parla di accettazione, di integrazione ma in realtà il messaggio di base è o con noi o contro di noi; o diventi come me o ti distruggo.
Senza poi contare tutti gli interessi economici che ben conosciamo. L'industria bellica fornisce ricchezza a chi promuove guerre per la pace, ma come diceva il buon Ghandi non esistono guerre che portino pace.
E cos' lo stesso sento dentro di me l'inutilità di farmi la guerra per trovare la pace: di usare violenze mentali e fisiche per inseguire ciò che non sono, perchè non so accettare il mio essere diverso, il mio essere unico, il mio essere Ivano.
Questa sera brindo a me, alla mia pancetta, alla mia calvizie, alla mia infanzia, e soprattutto al mio presente pronto per stringermi la mano, anzi no abbracciarmi con amore.