lunedì 19 giugno 2017

SOGNO DI UNA NOTTE DI INIZIO ESTATE

La collina dei cugis è in realtà più un pratone in cima ad un piccolo monte che si affaccia sul lago. Al centro c'è la nostra tanto amata casa, corpo materiale delle nostre anime che finalmente, dopo tanto cercare e lottare, possono condividere lo stesso spazio. Non è stato semplice trovare il coraggio di sognare, procurarsi le risorse per realizzare e incontrare questo posto. Ma, proprio quando stavamo per gettare la spugna, ce l'abbiamo fatta.
Era una vecchia fattoria in disuso, con una casa centrale spaziosa su due piani, con i muri spessi ed un fienile poco lontano.
Quando ci siamo entrati la prima volta era in pessime condizioni ma abbiamo voluto subito (soprattutto Margherita e Mariasole) andarci a vivere. Certo all'inizio non è stato facile ma trasformare quegli spazi abbandonati in casa nostra è stato un processo magico.

Mi sveglio presto come tutte le mattine ormai senza bisogno della sveglia. Il sole che spunta dalle montagne all'orizzonte illumina la stanza e per quell'ora il maledetto gallo Jack ha già iniziato il suo concerto. Siamo liberi dal dovere, ora viviamo solo nella volontà.
Come spesso accade mi giro stiracchiandomi e l'altra metà del letto è vuota. Che strano e piacevole scoprire il mio compagno il più mattiniero della famiglia quando prima aveva bisogno di 10 sveglie solo per aprire gli occhi!
Mi alzo senza fretta e mi infilo nel mio tutone. Siamo a metà Giugno ma ancora la mattina ha quel delizioso e rinvigorente freschino che solo in montagna si può godere. Saluto il panorama ringraziando il grande architetto per averci fatto incontrare questo posto magico.

Abbiamo deciso di tenere il carattere originale del casolare: muri grezzi e finiture in legno. I mobili li abbiamo recuperati, abbelliti e restaurati. Alcuni, anzi molti, li ha costruiti Cristian, che nel tempo è diventato un abile falegname.
Scendo le scale già sentendo profumo di caffè. E' un piacere camminare a piedi nudi sul pavimento di pietra fresco e ruvido per poi farsi coccolare dagli scalini di tiepido legno levigato.
La cucina è la parte che mi ha fatto subito innamorare di questo posto: abbiamo tenuto il vecchio lavandino enorme in ceramica con il suo rubinetto in ferro scuro. Sulla parete di sinistra c'è un enorme camino, di quelli vecchi, che ci si entra in piedi, vera anima della casa. Intorno ad esso abbiamo disposto divani e poltrone e le serate di inverno si perdono in racconti e risate o in semplice contemplazione.

Come spesso accade sono fortunato e la mega caffettiera (non mi ricordo chi l'ha portata) contiene ancora del caffè tiepido. Mi riempio la mia tazzona (ognuno di noi ha la sua tazza fatta da qualcun altro della famiglia come regalo di benvenuto alla collina cugis). La porta finestra è aperta e mi accingo ad uscire nel clima primaverile immaginando già chi incontrerò.
Daniela siede sul tavolone ricavato da un vecchio tronco. Siamo i "pigroni del gruppo", di solito gli ultimi due che fanno colazione. Tazza e sigaretta e il suo buongiorno, mi ricordano come sempre che tutto è come dovrebbe essere. E' ancora arruffata, spettinata eppure così bella persa in qualche strascico di sogno mentre assaggia il nuovo giorno. Sparpagliati sul tavolone ci sono fogli, appunti, immagini, disegni. Le do un bacio leggero sulla guancia. Stiamo lavorando al nostro secondo contorto, immenso, splendido romanzo. E la mattina è il momento che preferiamo per lavorare insieme anche se lei è più animale notturno. Daniela sa bene però, che prima di buttarmi sulle vicende dei nostri cari amati personaggi, io ho bisogno della mia passeggiata.

Lascio la cugi intenta a riorganizzare le idee per il nuovo capitolo e scendo i gradini di sasso che dal giardino di fronte a casa, portano un pò più in basso verso il campo ed il fienile.
Come immaginavo in lontananza sento l'abbaiare giocoso dei nostri cani. Sarebbe più appropriato dire che sono i cani di Gianni. Macchie pelose saltano e sbraitano tutti innamorati del loro vero e unico padrone.Ogni mattina, pur vivendo liberi entro i confini della nostra tenuta, Gianni li porta a correre e giocare, li controlla ad uno ad uno alzando orecchie, piegando zampe, ispezionando dentature e grattando pance. Ogni tanto li rimprovera ma più spesso li coccola e li abbraccia. Il mio compagno. Quante ne abbiamo passate insieme, quanti dubbi su dove andare e cosa fare, e poi alla fine eccoci qui io con le mie montagne e lui con i suoi cani. Ed ogni volta che lo vedo tra i suoi cuccioloni divini ( come dice sempre lui) mi sento investito da un torrente d'amore. All'inizio doveva essere un piccolo allevamento di bulldog francesi, una coppia per fare dei cuccioli, alcuni da tenere e altri da vendere. Ora di bulldog ne abbiamo 7; due labrador, tre husky, una coppia di pastori tedeschi e un san bernardo detto il cavallo. E qualcuno è in dolce attesa. Come capita spesso qui alla collina, siamo tutti in sintonia, come un macro organismo e  mentre io lo osservo in lontananza Gianni volta lo sguardo e mi saluta con uno di quei sorrisi che hanno il potere di cancellare anche l'incubo più terrificante.

Continuo la mia passeggiata lasciando sulla mia sinistra il campo aperto e percorro il sentiero per inoltrarmi nel rigoglioso giardino di Viviana e della sua apprendista Margherita. Viviana, amica del cuore, si è specializzata nel tempo nel creare un giardino da Eden e Margherita ha presto sviluppato talento e passione. Chiaro è che qui tutti facciamo un pò di tutto, ma ognuno di noi ha i suoi rituali per iniziare la giornata. Ed eccole, sporche e splendide dietro i girasoli in ginocchio sulla terra umida e scura il cui profumo intenso mi fa sempre ricordare mia madre. Cappello di paglia (identico per entrambe)  e pantaloni comodi zappano e strappano, piantano e innaffiano. Si guardano e sorridono mentre Viviana da indicazioni. Margherita segue i consigli ma si vede abile nel maneggiare bulbi e radici. Complici dee mentre creano un nuovo mondo. Osservo per qualche istante la naturalezza con la quale comunicano quasi senza parlare. Una fotografia dell armonia che può esistere tra uomo e natura.
Al centro del giardino Cristian e Daniele, hanno costruito un splendido gazebo in legno. Sul pavimento abbiamo messo tatami e un sacco di cuscini. E' splendido perdersi nella lettura di un buon libro circondato da quei colori e profumi che  il costante amore e la cura di Viviana e Margherita ci regalano.

Troppo prese dal loro lavoro non si accorgono di me e così io proseguo il mio cammino. Poco più avanti c'è il fienile che abbiamo trasformato in un paradiso per artisti. Abbiamo diviso l'immenso spazio in un laboratorio d'arte che chiamiamo l'officina ed una falegnameria soprannominata la tana dell'elfo. Qui Cristian ha tutto l'occorrente per trasformare il legno mentre l'officina è il regno di Daniele e da qualche tempo di Maria Sole nel quale si dedicano a scolpire, tagliare, modellare e dipingere. Il fienile è molto grande e abbiamo anche ricavato un bel salone per fare feste e concerti, laboratori e corsi vari. La collina è aperta a tutti. Il rumore di strumenti meccanici ed elettrici mi suggerisce che Daniele è già al lavoro. Mi fermo sul portone semi aperto e sbircio dentro: un grosso blocco di marmo occupa il centro della stanza mentre lui di schiena sta borbottando qualcosa mentre prende delle misure su un foglio. Anche di spalle Daniele ha un aspetto un pò burbero perso nei suoi calcoli mentre si agita perchè qualcosa non lo soddisfa. Io invece sorrido compiaciuto perchè sicuramente creerà qualcosa di bellissimo! Quasi sto per riprendere la mia passeggiata quando noto una figura muoversi nell'angolo opposto intorno al flessibile: eccola Mariasole, selvaggia con i suoi occhialoni da saldatrice, salopette di jeans e guanti troppo larghi mentre si prepara a tagliare un lungo tubo di metallo. Prima di accendere quel marchingeno infernale mi vede, mi fa il "rock and roll" con la mano (pugno chiuso con pollice, indice e mignolo alzati) tira fuori la lingua emulando uno dei Kiss e poi si immerge in un'eruzione di scintille! Nel rumore assordante riesco a farmi sentire da Daniele, che si gira con i suoi capelli color paglia, occhiali da professore e matita all'orecchio. Solo con il movimento delle labbra gli suggerisco" Occhio alla rocker per favore" indicando Maria Sole. Lui contrae i muscoli del viso verso il suo naso adunco nella sua solita espressione " Ma cosa me lo dici a fare? Ovvio, e lasciaci in pace" ma prima di tornare al suo "mestiere" mi fa un sorrisetto.

Continuo la mia passeggiata e proseguo verso la falegnameria immaginando il volto di Maria Sole in estasi tra lame e schizzi incandescenti.
La tana dell'elfo è l'ultima parte del fienile. Trovo Cristian che sta dando forma ad un sottile strato di legno: da qualche giorno è all'opera con la sua prima chitarra. Musica reggae in sottofondo, quello è il suo habitat: certo passiamo tempo anche nella saletta in taverna a fare musica ma qui è come vedere un uccello che vola libero nel cielo  o un pesce che guizza tra le acque limpide di un fiume. Se Daniela è la "mami" della famiglia, Cristian è il "babbo". Calmo e serafico, con il suo sguardo profondo che non giudica mai, oltre che essere un grande amico è anche un punto di riferimento silenzioso e stabile. Come un albero. La sua tana è una gioia per gli occhi: ci sono un sacco di antine, cassetti, sedie, sgabelli e casette per le bambole che vendiamo ai mercatini che organizziamo, cucchiai e bacchette magiche. Oggi noto però qualcosa di nuovo: un oggetto ingombrante è ricoperto da un lenzuolo."Dai cugi dai un occhiata ma non dirlo a nessuno" mi tenta Cristian. Senza farmelo dire due volte mi avvicino e alzo l'impolverato telo per scopro una bellissima culla di legno chiaro, con inciso un cuoricino rosso sulla testata. " E'ancora da finire" ci tiene a precisare. "Grande cug" dico entusiasta " sarà felicissima ma ti conviene nasconderla, qui ci sono troppi occhi curiosi". Eh si, Viviana, pur instancabile come sempre ormai è al settimo mese.... Fra poco la nostra famiglia sarà un pò più grande!

Lascio Cristian alla sua opera e giro intorno al fienile per ritornare al pratone dei cani per salutare il mio compagno. E' già sudato e sorridente come un bambino. Dopo avergli dato un abbraccio e offerto l'ultimo sorso del mio caffè, mi aggiorna sullo stato dei cani. Sono d'obbligo carezze, lanciare qualche rametto, e farsi leccare un pò. Posso ora ritornare sui miei passi guardando la nostra casa incorniciata da un cielo magnifico: finalmente so di essere al posto giusto con le persone giuste. La mia famiglia.

Perso in questo sentimento di gratitudine quasi inciampo su Lampo, la nostra pecora velocista che pensa di essere un cane e corre come un'indemoniata. "Ehi teppista!" le grido e lei si ferma un istante solo per guardarmi e dire con la sua espressione di sufficienza "eri tu sulla mia strada " per poi schizzare di nuovo verso il resto del branco.
Ritorno, ora completamente sveglio, al giardino davanti casa, mi siedo vicino a Daniela e incominciamo il nostro rituale:" tutto a posto in giro?" "Certo cug, tutto al suo posto!". "E" aggiungo oggi " fossi in te non andrei in officina perchè tua figlia sta creando". " Non dirmi che ci sta riprovando con la motosega eh?" mi chiede ad un tratto agitata. "No" rispondo " motosega no, però sta usando il flessibile!!!" " C'è lo zio Daniele almeno?" "Certo cug, c'è lo zione non preoccuparti!"
E con una risata ci buttiamo a capofitto nelle trame complesse del nostro racconto.

Così inizia una giornata qualunque, nel mio mondo non perfetto ma da sogno completamente soddisfatto di chi sono e di chi condivide con me tempo e amore.

Che sia di buon auspicio per tutti i cugis!!!!

LA POESIA DEL MALUMORE (ed è ancora Lunedi)

Oggi me ne vorrei andare, cambiare paese, ricominciare.
La casa che tanto mi faceva sognare ora è la sede di un incubo senza fine.
Fatture da pagare, spese da giustificare, una corsa estenuante per arrivare a fine mese. 
Ma è sempre una gara persa, non c’è competizione. E mentre corro perdo la speranza, e mi supera la rassegnazione.
Lavoro tutto il giorno con persone che preferirei non frequentare.
Svendo il mio tempo, regalo il mio impegno mentre tace la passione. 
Un vortice di voci fastidiose che sporcano il mio sentire.
E torno a casa la sera svuotato e spento senza energie da dedicare a ciò che amo fare.
Vedo poco la mia gente, nutro poco il mio cuore e sorrido stancamente qualche secondo ogni mille ore. 
E non trovo soluzione ma problemi a non finire, una montagna di scartoffie e richieste da riempire. Per far valere un solo diritto una guerra senza fine, i nemici con le lance io in mano una rosa con le spine.
E se prima almeno il cibo in casa non mancava, adesso è desolante vedere il mio frigo l’ultima settimana. 
Di un mese che diventa eterno quando si contano le monetine.
Un tempo che ritorna con sempre meno prospettive.
Mi rimane il sogno, la fuga con un libro o scrivere una canzone. 
Divagare con il pensiero,allontanarmi da una realtà con una magica pozione. 
Perché non c’è significato in ciò che mi costringo a fare. 
Sono schiavo del denaro e di un debito che non si può sanare.

Sogno una collina soleggiata, con un piccolo casolare. 
Qualche gallina e qualche anatra, forse due pecore, sicuro un cane. 
Sogno il cielo qui vicino e l’odore della terra al mio risveglio.
Sogno di vivere con chi amo padrone del mio tempo.
Sogno il semplice contemplare di questo regno stupendo. 
Lavorando nel significato e per sentirmi sempre meglio. 
Sogno tanto e vivo male e ogni giorno mi sento un po’ più asciutto. 
Di marmoreo minerale il mio cuore si è intessuto.


Ma ancora ho speranza perché so cos’è l’amore. 
So che è possibile creare e immaginare verità nuove. 
Oggi è solo un giorno nero ma che voglio ricordare.
Perché non voglio più piegarmi ai voleri di un re folle. 
Né tiranni né padroni a decidere i miei giorni. 
Voglio solo la mia gente, i miei fratelli i miei compagni. 
Una comunità di uomini per far crescere germogli. 
E cantare sotto il sole o intorno ad un focolare. 
Senza troppi giri di parole: voglio solo stare bene.