lunedì 29 febbraio 2016

ATLANTE CHE INCIAMPA

Oggi mi sono svegliato più sereno, positivo e propositivo. Durante la notte ho come alleggerito il bagaglio interiore …. E mi accorgo che quando qualcosa va storto, sviluppo la contorta capacità di vedere “storto” tutto il resto.. E così aggiungo zavorra alla mia povera schiena, e, in men che non si dica, mi ritrovo come Atlante sobbarcandomi, inutilmente, il peso del mondo.

C’è sempre qualcosa che non va, una brutta abitudine da correggere, un atteggiamento da modificare, un cibo da evitare, un sorriso in  più da fare (a volte i sorrisi mi costano più di un ora di palestra),qualcuno da ascoltare anche se ti annoia tantissimo. Insomma, volendo guardare, ogni giorno è buono per sentirsi in difetto. E quando c’è qualcosa di predominante , mi faccio investire da un turbine di negatività che mi sbatte giù dalle scale tipo Meryl Streep in La morte di fa bella, ritrovandomi per terra completamente disconnesso (fisicamente e mentalmente).

Grazie a buoni amici che si propongono di aiutarmi posso finalmente iniziare il mio piano malefico
“Operazione talento” ed incominciare ad immergermi nel mondo, il mio, e quello degli altri. BUHUHU!

Si, perché in questi giorni ho ragionato sul fatto che non si può stravolgere la propria vita.. Non si può dire” ok da domani non fumo, non mangio proteine  animali, non gioco più alla Playstation, abbraccio e sorrido a tutti… Non posso trasformarmi magicamente dal Grinch a Biancaneve cantando con gli uccellini!!!!
Per cui calma…. Volontà, intenzione, apertura mentale e di spirito e…. una cosa alla volta. Fermandosi per un momento, osservando ciò che si muove intorno a me, ho identificato due tipi di azioni, che, per iniziare il mio percorso vanno più che bene.Prima di tutto andare dalla dottoressa antroposofica per aiutarmi a curare un corpo che ho trascurato troppo a lungo evitando le inutili torture e bombardamenti chimici della medicina allopatica.
In secundis frequentare la corte Dalì che è la casa dell’arte sociale, gestita da una grande amica e parte fondamentale della mia famiglia..
Cioè, ma avendo così tanti strumenti a portata di mano, quanto mi ci vuole per cogliere?
Spesso si cercano soluzioni e stimoli lontano da noi quando invece, guardando bene, vicino vicino ci sono tutte le risposte alle nostre domande. E poi è logico che sia così: siamo in un posto perché è giusto essere lì in quel momento e quindi abbiamo anche tutto ciò di cui abbiamo bisogno a portata di mano. E se poi, se si conclude la nostra vicenda in una determinata località, sarà il cosmo a spingerci da qualche altra parte.
Insomma rimane sempre la paura come freno principale al mio movimento. Ho sviluppato, fin da piccolo un senso di inadeguatezza rispetto a tutti… In qualche modo io sono sempre meno rispetto agli altri e ciò mi ha reso difficile la vita sotto molti aspetti. Per quanto mi racconti diversamente, la mia autostima è rimasta ad un livello abbastanza basso e credo sia uno dei nodi sui quali debba lavorare. Lo vedo anche al lavoro…. Pur essendo capace e competente, ogni qual volta succeda qualche imprevisto o problema, mi sento subito in colpa e la prima cosa che penso è …oddio che ho fatto? Anche quando è praticamente impossibile che io abbia avuto qualcosa a che fare…

Quindi ne deduco che devo ancora liberarmi dal peccato originale
… Mi sento colpevole in qualche modo sempre e comunque. Ma colpevole per cosa? Cosa posso avere mai fatto per avere sempre la coda di paglia pronta a prendere fuoco alla prima scintilla????
Mi porto dietro retaggi di vite passate o c’è qualcosa nella mia infanzia che non riesco ancora a elaborare?
Bhè, il quesito è stato posto….. Ora al lavoro per ottenere la risposta, e anche se non la troverò in questa vita, sarà comunque interessante ed utile il percorso.  E ribadisco che l’importante è muoversi anche se non si hanno domande, perché solo nel movimento si trovano ostacoli da superare e conoscenze da custodire.Solo se ti muovi inciampi ma puoi anche rialzarti. Se stai fermo non  cadi , ma non succede mai nulla. E’ il momento di mettersi in gioco, di rischiare di perdere e riconquistare.
E il momento di camminare, camminare camminare...

FIDUCIA

Stamattina mi sono svegliato con un tremendo mal di testa.
A dire la verità me lo porto dietro da sabato sera. E credo di conoscerne i motivi.  
Noto che negli ultimi anni, il mio corpo è sempre più reattivo e intollerante ai vari inquinamenti che gli propino e questo mi da fastidio da un lato e mi semplifica la vita dall’altro. A ciò si aggiunge che sabato pomeriggio ho frequentato un laboratorio di pittura creativa;  sicuramente ha smosso qualcosa dentro di me e innescato un processo di depurazione o epurazione attraverso il quale si è manifestato questo fastidiosissimo mal di testa. Ma lo accetto.
Si, ho mal di testa ma sono di buon umore… stranamente. L’esperienza di sabato mi ha lasciato qualcosa, che depositato e  macerando  questi due giorni,
ha prodotto … fiducia.
La signora del laboratorio (non ricordo il suo nome), dotta, accogliente, semplice nei suoi gesti ma così efficace nell’uso della parola, tra le tante cose interessantissime che ho subito riconosciuto come vere (questo mi capita ogni volta senta parlare di antroposofia) ha detto che “Noi abbiamo appesa alle spalle sempre una cappa regale, un mantello, anche se invisibile, per ricordarci che siamo tutti principi e principesse, re e regine, insomma che siamo tutti divini”. Che bello!
Inoltre ha spiegato il concetto di grazia che mi è rimasto particolarmente impresso: ogni uomo, è sempre graziato. Ciò significa che nel nostro percorso incarnato abbiamo sempre una  guida.  Esistono forze spirituali che ci proteggono e illuminano il nostro cammino. La grazia, ci dice che non siamo soli. Mai. Sta a noi percepirla ovviamente. Siamo sempre immersi in questa pioggia di luce che ci accompagna in qualsiasi vicenda ci capiti bella o brutta (che poi è sempre un punto di vista).
So benissimo  che questi concetti se non sentiti, esperiti in un modo altro da quello razionale sembrino e siano cagate pazzesche,  ma io per primo ho avuto modo di verificarne invece la realtà per quanto razionalmente fossi frenato e scettico.
Ed è bellissimo avere fiducia, credere, sapere di essere qui e adesso non per caso ma per nostro volere e che tutto ciò che ci succede serve per evolvere e onorare questo passaggio sulla terra.

E stamattina, svegliatomi con questo trapano nel cervello, ho deciso di accettarlo, perché sono fiducioso che servirà a qualcosa. E non importa se non lo scopro adesso, o se non lo scoprirò proprio. Ho deciso di vivere questo momento, di esserci.
Ovviamente, la prima cosa che ho fatto è chiedermi Perché ho questo mal di testa? La prima cosa su cui ho riflettuto è quando sia apparso…. Poco dopo il laboratorio di pittura. Immagino e credo quindi che lavorare con quei colori (blu, magenta , turchese e oro) abbia riverberato in me muovendo qualcosa… e che quel qualcosa sia entrato in conflitto in qualche modo con il mio solito modo d’essere che rifugge esperienze per nutrire l’anima. Lavorare su se stessi porta delle conseguenze anche fisiche, e, se si è incartapecoriti, infeltriti come me nel farlo, è probabile che queste conseguenze non siano propriamente piacevoli da vivere. Sono comunque utili e direi necessarie. 

Sabato è stato un pomeriggio "sovrIvano" nel senso che sono stato nella situazione senza troppi fronzoli o attenggiamenti che solitamente mi definiscono. Sono stato individuo in mezzo ad altri individui. E sono particolarmente orgoglioso perché sono riuscito a stare (ovviamente con imbarazzo all’inizio) in mezzo ad un gruppo di donne che già si conoscevano con età dai 40 ai 60 (credo) senza etichettare nessuno. A dire il vero è stata la prima cosa che ho fatto, classificare ed escludere, ma poi, mentre tutti eravamo seduti al tavolo mi sono detto: togli tutto e vai all’essenziale. Rimuovi il fatto che quella di fianco a te potrebbe essere tua mamma e l’altra che sembra una signora casa e chiesa. Rinuncia ad evidenziare le diversità e cogli cosa ci accomuna adesso e in questo luogo. Insomma ho esercitato l’arte dell’incontro  (o parte di essa) è ho incontrato anime, spiriti, entità simili a me con le quali ho condiviso un intenso e unico momento di creatività. 

E questo esercizio di rimuovere superficiali etichette sociali veramente permette di incontrare, di conoscere e rende le interazioni molto più semplici e vere. Per cui un OLE’ a me per essere riuscito a spassarmela in mezzo a quelle belle, problematiche, simpatiche donnine.

Quindi, avendo ragionato sull’origine del dolore, nasce la mia voglia di accettare questo mal di testa riflettendo sulle cause fisiche .. .E qui si apre un mondo oscuro e peccaminoso. So benissimo cosa dovrei evitare e quando non riesco a farlo pago pegno! Latte e sigarette ad esempio che questo week end ho bevuto e fumato senza sosta!!!!
E poi, questa mattina, il mio caro mal di testa mi ha ricordato, per una serie di associazioni, una cara amica che sta attraversando un momento intenso  e così ho potuto mandarle un’insignificante messaggino che magari la farà sentire meno sola.
Questo sabato è stato interessante per diversi motivi: ho scoperto la pittura a “straccio”, ho conosciuto persone interessanti attraverso l’espressione artistica (e quale miglior modo per conoscersi), ho sentito parole interessanti da una donna con una cultura immensa ed affascinante, ho fatto due chiacchere con la mia super cugi e mi è venuto mal di testa. Tutto al suo posto.
Ho fiducia.



mercoledì 24 febbraio 2016

TALENTI E DENARI

E' davvero difficile stare al mondo. Anzi stare non è difficile ma lo è camminare in queste terre tanto rigogliose quanto aride a volte. Sono in salita, e come tutte le salite sembrano eterne, insuperabili, disumane.

In un libro ho letto che bisogna sorridere alla vita, sempre e comunque perché il sorriso (questo lo penso io) è la chiave per la positività. Piangere quando sei nella merda, non serve a nulla se non offuscarti la vista. Un sorriso invece è un chiaro messaggio verso l’esterno e, se bisogna lavorare, insegnano i 7 nani, meglio farlo fischiettando. Concetto chiarissimo nel pensiero, ma la sua incarnazione nel mio viso è broncio, nuvola sopra la testa e imprecazione pronta all’uso.

E così all’essere nervoso, si aggiunge la tristezza per non saper reagire positivamente alle situazioni… E so che non sono mai ostacoli ma occasioni… Ma non riesco a vederle e continuo ad inciampare!! E’ un cane che si morde la coda, vedo il film ma ne rimango solo spettatore. Qual è  l’esercizio, l’arte magica, la droga che permetta di fare il salto? Il passaggio metafisico tra il conoscere e l’esperire, pensare e sentire? Probabilmente per alcuni è innato e naturale convivere in equilibrio nel mezzo, svolazzare tra il pensiero e il sentimento, danzare sulle note della ragione e dello spirito.
Io non svolazzo, non ballo e neanche saltello a tempo. SOB. E così mi perdo tante cose interessanti da fare che mi darebbero più sensazioni e meno pensieri.. ..
Questo mi riconduce alla mia ossessione per il denaro… o per la sua mancanza. Già chiaro da anni che non so gestirlo, mi ritrovo puntualmente “ a secco” quando desidero fare qualcosa che costi (mio impegno e denaro ovviamente) . Che incominci a intravedere ora un’occasione, pur essendo al momento concentrato su tutt’altro? Forse mi si sta chiedendo (io o Dio non so) di incominciare ad osservare il mio rapporto con il denaro e la sua fonte..Incominciare a dare senso a questo schiavismo legalizzato? Riflettere e non solo accettare senza riserve un sistema economico che forse non mi si addice pienamente? E giusto in questi giorni arriva la possibilità di un futuro ibizenco lavorando in maniera diversa… Mah
Mi piace pensare allora che gli eventi infelici di questi giorni (anzi settimane ormai) mi diano l’opportunità di imparare a gestire i denari, che poi sono i talenti no? Mi sta sovvenendo una sottile metafora cosmica… Questo parallelismo tra soldi che si guadagnano e si spendono e talenti che si ottengono e (in teoria) si regalano o comunque si utilizzano…
Simpatico pensiero!
Che sia ora di organizzarsi economicamente e socialmente? Ossia, imparare a far fluire e fruttare il denaro così come i miei talenti, i miei doni? Onorarli e non disprezzarli  e riconoscere loro il giusto valore? Si, perché se penso al denaro io lo sperpero senza ritegno, lo odio e per me non ha nessun valore. E un po’ potrei fare lo stesso discorso con i miei doni, alcuni ancora mezzo-sotterrati, altri palesi ma comunque da me sempre un po’ snobbati , probabilmente per paura di non saperli utilizzare… E qui mi viene sempre in mente la mitica frase dello zio di Peter Parker :”Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” . Ed io mi sono sempre considerato così poco (in generale) che mi sembra impossibile aver qualcosa di speciale , unico (i poteri appunto) e soprattutto che possa utilizzarli per me e per gli altri.
Azzzz… non ci avevo ancora pensato. A volte scrivere rende in azioni chiare, forme mentali confuse. Per quanto riguarda i talenti credo che ce ne siano alcuni che ho evitato volontariamente perché necessitano di condivisione umana (situazione che negli ultimi anni ho fuggito come una malattia venerea) e credo sia il momento di conoscerli, affrontarli e godere dei loro frutti. Non so perché (ancora direi) non mi piace più stare in mezzo alla gente. Sono socievolmente attraente credo, so comunicare, ho una buona base di empatia e mi piace conoscere storie diverse dalla mia. Eppure fuggo.
Forse è la solita questione della paura di abbracciare se stessi completamente. Ma mi chiedo perché? Perchè è così impegnativo e difficile realizzarsi? Essere pienamente se stessi? Perché?
La prima risposta che mi viene in mente è che se non fosse difficile non ci sarebbe soddisfazione nel raggiungerlo, e forse ci incarniamo proprio per svelare la nostra natura che è divina. E i talenti, il poter onorarli e godere di essi sono i biglietti di ingresso per il “paradiso in terra “, strumenti per raggiungere quella tanto agognata armonia che cerco disperatamente da anni. E poi ci sono le strutture sociali, la potenza della materia che vedo in antitesi con lo spirito pur dovendo conviverci essendo impregnato in essa.
La cosa migliore sarebbe utilizzare i talenti per fare denari!
Quindi, posso terminare questo blog un po’ sollevato perché riconfermo che tutto è collegato. Ho bisogno di dedicarmi ai miei talenti (già un po’ lo sto facendo con la musica) ed amministrare i miei denari e credo che una cosa tiri l’altra come le fragole!
Affascinanti le connessioni tra cose apparentemente lontanissime. E questo credo sia un ottimo esercizio per il buon umore… Quando qualcosa va storto c’è probabilmente una connessione indiretta sulla quale possiamo lavorare per risolvere la difficoltà.
E si ritorna sempre al butterfly effect che vale veramente per ogni cosa… Il problema sono i codici che permettano di decifrarne i messaggi.
Un po’ come la settimana enigmistica e quei giochi dove bisogna unire punti sparsi. All’inizio sembra un lavoro a casaccio ma poi, piano piano, con tenacia, punti e linee acquisiscono soddisfacente senso un senso.

venerdì 19 febbraio 2016

LA GUERRIERA SILENZIOSA

Sono indignato e dolorante. 
Due stati interessanti. 
Ancora mi trascino le torture dentistiche. Ogni volta che entro in quello studio, mi curano una cosa e se ne scatena un'altra. Ormai sono tre settimane di continui dolori e fastidi e purtroppo la mia tolleranza è arrivata al limite. E convivendo con il dolore non può che nascere il mal umore, la prospettiva  cambia e invece della luce vedo solo ombra. Che palle! The night is dark and full of terrors.

E, come ciliegina sulla torta, stamattina leggo un articolo che elogia l’eroismo di una persona che potrà essere tante cose, ma di certo non è un eroe. Come se la luna vantasse la propria luce tralasciando il fatto di essere solo oggetto riflettente. E per quanto al momento le vicende di questa luna non mi interessino  mi dispiace per il sole, o meglio per questa supernova quasi pronta alla metamorfosi  in buco nero che sole fu.

E nasce il bisogno di parlare, di scrivere di mia madre. Questa donna, che ha sacrificato la propria vita, ha coscientemente deciso di annullarla per assistere un figlio difficile, diverso, a-normale, la cui unicità insomma è molto più palese che in altre anime incarnate. Ha lavorato quando c’era da lavorare, ha sofferto in silenzio quando bisognava dimostrare forza e ha rinunciato completamente alla propria realizzazione personale per  stare di fianco a questo eterno bambino in continua lotta per la vita. Non voglio dare giudizi di valore, non mi interessa decidere se le sue scelte siano basate su paura o su amore o su limitata conoscenza . Voglio solo descrivere fatti, ai quali ho assistito, che ho vissuto in prima persona, dei quali sono testimone.
Mia madre è una donna fortissima e debole allo stesso tempo. Non ha saputo riconoscere la bellezza di un figlio così complicato da gestire, ha visto solo la difficoltà ed il dispiacere per ciò che sarebbe potuto essere. Si è isolata, abbarbicata nel suo dolore e immedesimata con il ruolo della vittima, subendo, a mio avviso, una punizione divina tanto reale quanto completamente soggettiva. Ha creato un incubo dal quale ha scelto di non svegliarsi.
 Ma nonostante questo è andata avanti, presa male, pessimista, senza speranza, ma non si è mai arresa o fermata. Si è rimboccata le maniche, e ha fatto tutto quello che andava fatto, mettendosi sempre in secondo piano, anzi, annullandosi.Avrebbe potuto portare un pò di colore nel suo grigio mondo ma si fa quel che si può. Non si è mai arresa. Mai. E questo è un insegnamento forte, vero, importante. Non fermarsi mai, a prescindere da come si vivano le situazioni, bisogna sempre affrontarle e mai scappare.
E allora ti dico grazie mamma per questo regalo. Anche se non ci parliamo, non ci frequentiamo, non condivido la maggior parte delle tue scelte e non riesco ancora a condividere il mio affetto per te ti dico grazie per insegnarmi ad essere un guerriero, a non mollare, a non chiudere gli occhi, a non scappare.
Sento il bisogno di esprimere questo sentimento che ho dentro perché ho letto parole che bruciano come ustioni sulla pelle, che fomentano l’ego di una persona che è solo forma e non sostanza.
Mentre mia madre ha rinunciato a tutta la forma per essere solo una sostanza ad uso esclusivo di mio fratello. E piano piano la vedo perdere la sua fisicità, il suo corpo si consuma, si restringe, come se la sua anima si stesse disincarnando.  Io ho deciso di non assecondare questo suo modo di non-vivere, di essere ombra della donna che fu. Ma non per questo non provo affetto e molta stima.Non è da tutti odiare la propria vita e sceglierla completamente, superando ogni difficoltà. E penso ci voglia coraggio e determinazione per scegliere di non esistere, una scelta precisa e chiara. Come ogni scelta apre la porta di alcune stanze dell’essere e ne chiude altre ma è sempre una scelta. Avrei voluto illuminare un po’ le sue caverne buie ma non ne sono stato capace.

E rifletto ancora su quanto le prospettive cambino la percezione del mondo. Riesco solo ora a intravedere non solo una vittima di se stessa, ma una donna che ha avuto l’immenso coraggio di morire per far vivere suo figlio. E forse questo è l’atto d’amore più grande e non posso che  riconoscerlo e apprezzarlo. Pur non condividendolo, perché ancora rimane in me l’immagine di una donna sorridente, bella, energica e affascinante, curiosa e dinamica con la quale mi sarebbe piaciuto avere a che fare.
Ora rimane un involucro, un centro energetico quasi prosciugato, un flusso indirizzato verso un figlio che non ha chiesto nulla ma forse proprio per questo il dovere di servirlo e onorare la sua difficile vita sia fortissimo.
Non so dove stia la ragione e non mi interessa cercarla; mi basta sapere che facciamo quello che possiamo per andare avanti. E vedo nei suoi splendidi occhi azzurri tutti i sogni infranti, le speranze deluse, le aspettative disattese e mi dispiace farne parte. Ma rimane ancora fuoco ardente, una volontà mostruosa nel accompagnare mio fratello, unica ragione forse per non lasciarsi andare completamente all'oblio. 


Non condivido il tuo sentire, il tuo muoverti nel mondo, il tuo modo di non condividere e di escludere ma comprendo e rispetto completamente, anche se a distanza. E se forse non sei riuscita a trasmettermi l’amore come oggi io lo intendo, ma  sicuramente mi hai insegnato ad essere un guerriero. E quindi sei stata una maestra, un insegnante, forse dura ma comunque mi hai lasciato qualcosa che vedo solo ora come dono  prezioso e unico. Grazie con il cuore e con l’anima, con la ragione e con questo sentimento combattuto e strapazzato ma presente. Ci lega un amore contorto, violato e calpestato. Ma è sempre amore.  E spero un giorno di unire i pezzi di questo intricato mosaico e osservare al tuo fianco il disegno che ne emerge.

mercoledì 10 febbraio 2016

LA LUNA E LE MAREE

Eccomi sopravvissuto ad una notte di puro.. terrore e dolore.Ieri sono andato a letto tardi, stanchissimo,con la voglia di leggere un pò e perdermi in un sonno ristoratore. E così successe fino all'una del mattino. Mi sono svegliato di soprassalto, senza capire bene il perchè... Dovevo andare in bagno? Il mio compagno stava ridendo sguaiatamente mentre parlava con i suoi famigliari dall'altra parte del mondo? Un violento temporale? Un incubo? Era suonata la sveglia? No.
Mentre la coscienza si liberava delle trame del sogno arrivò, lentamente ma con fiera energia il mal di denti.... Oh no! Corsi in bagno a lavarmi di nuovo, feci sciacqui, ripassai con più insistenza il filo interdentale, ma niente. Era tornato il maledetto, più ringalluzzito che mai.
Provai a coricarmi di nuovo, cercando di ignorarlo, ma Lui aumentò l'intesità fino a diventare un vero e proprio tormento. Spaventato, innervosito come sempre quando un dolore mi avvolge, ho cercato subito rifugio nelle poche pastiglie presenti nel mio armadietto dei medicinali. Ma Lui, non accennò a placarsi... Solo un pò, gli dicevo, per favore, non dico di andartene, ma almeno abbassa il volume, solo per dormire, qualche ora, fammi arrivare a domani che ho l'appuntamento con il dentista!!! Invece imperterrito catturò completamente la mia attenzione.
La tortura ha continuato fino alle sette del mattino. Ho provato a stare seduto, mezzo sdraiato, a leggere, a guardare un telefilm a camminare a gorgheggiare, a massaggiare, ma nulla, l'unica cosa che ho potuto fare è stato stare 6 ore (credetemi sono sembrate 6 settimane!) ad ascoltare e soffrire.
Poi, dopo pianti, una chiamata alla guardia medica (che non era nè guardiano nè medico), sigarette sprezzanti, camminate e soliloqui al bordo dell'insanità mentale, pastiglie antidolorifiche di ogni tipo (che non hanno sortito effetto alcuno ovviamente) mi sono arreso, ho preparato il caffè, mi sono fatto una doccia, preparato per andare al lavoro e il dolore è scemato. Non scomparso ma diventato sopportabile.
Curioso.

Si, curioso che abbia avuto più di un incontro ravvicinato con il dolore fisico dei più subdoli in questo periodo che sto riscoprendo l'esigenza di sentirmi, di ascoltare il mio corpo che troppo spesso do per scontato e perfettamente funzionante. Mi curo più di un brufolo (estetica) che di un mal di schiena o di una carie. Il primo incontro con me stesso è stato attraverso il dolore. Non fastidio, perchè non mi sono mai scomodato per un fastidio ma dolore, forte, intenso continuo.

Forse questa voglia di lavorare su di me, di prendermi cura soprattutto dell'interno del mio corpo nasce in concomitanza di un'esigenza fisica, che si manifesta senza tergiversare. Diversamente dalla mia volontà spesso altalenante. E' come se il mio corpo mi stesse dicendo " allora se lo facciamo facciamolo seriamente, niente più approssimazioni. O resti o vai.
E so che voglio farlo e lo farò.



E come un moderno Dante, che nella sua esplorazione dei mondi ultraterreni aveva bisogno di una guida, anche io ne ho scelto una. Anzi direi che mi è capitata.
 Sono spaventato (o PAAAVENTATOOOO come direbbe il Furby)! Mi pervade il timore infantile di sentire ancora dolore o magari la paura di aprire il vaso di Pandora e di essere travolto dal suo contenuto. Ma so che è giunto il mio momento, e sia il cosmo che il mio corpo sembrano essere molto d'accordo.
Mi trascino da anni dolorini, disturbi, acciacchi, fastidi ai quali ho sempre fatto orecchie da mercante. Qualche anno fa ebbi un problema alla gamba sinistra per il quale dovetti smettere di correre. Amavo correre, era il mio sport preferito: lo facevo per il piacere di farlo non per un fine. Era il mio momento, la mia meditazione, il mio mettermi alla prova. Adesso non posso più farlo. E solo ora capisco che quel momento fù una grande occasione non colta, un chiaro invito al movimento interiore. Ma io niente. Ho fatto finta di niente. Non posso più correre? vado in palestra! La ragione probabilmente è che ancora non ero pronto ad iniziare un cammino, un lavoro con me e su di me.... Però adesso mi sembra da folli non essersi soffermati .... Si certo, ho pensato al perchè mi fosse successo, ne ho parlato con amici, ho letto libri ma l'ho accettato come una cosa della vita. Oggi corri, domani no. Punto e ciao!
Oggi, ringrazio quell'Ivano che ha pensato ad altro, ha scelto di affidarsi alle cure di macellai, che lo hanno aperto, squartato smontato e rimontato. Abbraccio con compassione quell'Ivano che è rimasto immobile e passivo mentre rovistavano il suo corpo, convinto che quella fosse l'unica soluzione possibile al suo male, pur sapendo che c'erano altre vie.
Pur sapendo. Mi si è preclusa la possibilità di correre fisicamente, di spostarmi nella materia, ma mi si brindava l'occasione di un movimento più sottile, più intimo verso l'interno, nello spirito.
E ovviamente l'intervento chirurgico al quale mi sono sottoposto non ha migliorato la mia qualità di vita, non mi ha permesso di correre di nuovo e ho sei cicatrici che percorrono la mia gamba sinistra dall'inguine al polpaccio.
Ma mi ricordo come, in quel momento, tutto mi sembrava giusto e normale. Come mi crogiolavo nel ruolo del paziente, del convalescente... Tutti , o quasi, che mi dicevano poverino, che pena, dai che ti riprendi e io che gongolavo nel ruolo della vittima coraggiosa mentre raccontavo l'agonia della degenza ospedaliera, il bianco-grigio della morte che pervade un posto che dovrebbe invece brindare alla vita. Perchè gli ospedali non sono colorati? Non solo i reparti di pediatria ma tutti dovrebbero riverberare dei colori della vita, dell'energia della positività!
Quelle ore interminabili, quell'odore di rassegnazione e staticità, quelle facce senza speranza degli altri degenti e quelle terribili, algide di chi sceglie di passarci la maggior parte del proprio tempo. In quei purgatori si promuove e dilaga il restare immobili e basiti.
Senza voler offendere nessuno, ma credo che chi lavori in un ospedale per scelta sia masochista e non altruista. Di sicuro non è spinto, a mio modestissimo e discutibilissimo parere, da una voglia di aiutare, condividere, gioire della vita. Certo ci sarà qualcuno spinto da buoni e positivi propositi ma l'ospedale è un non luogo di pre-morte, non un tempio dove si possa migliorare e perseguire la vita intesa come armonia e movimento.
E adesso lo vedo chiaramente e forse grazie a quell'esperienza fondamentale, importante, giusta per me e vera, ora posso scegliere pienamente un altro percorso. E il dolore che ha deciso di distillare i secondi di quell'interminabile notte è stato un richiamo, una prova forse, un suggerimento: sei sicuro che vuoi andare in questa direzione? Pensaci bene, perchè di dolore ne proverai, di diverse forme, ma tanto grande sarà il dolore, maggiore la difficoltà e la necessità di abbracciare ed esplorare quelle parti di te che ignori più o meno coscientemente, quanto grande saranno l'armonia, la gioia la bellezza che scoprirai e permetterano, si spera, di plasmare un Ivano più complesso e più completo.
Si paga sempre. Le cose gratuite non hanno valore.
E adesso, con grande timore, con umiltà e con una grande curiosità, mi sento pronto per incontrare, soffrendo e godendo, gridando e cantando, ballando e piangendo.
Il movimento sottende uno sforzo, che per quanto faticoso porta sempre da qualche parte dove vale la pena soffermarsi.

domenica 7 febbraio 2016

DART E ANAKIN

Domenica mattina, seduto al tavolo di fianco alla finestra. Una tazza di caffè bollente con latte di soya e fuori piove...
Adoro la pioggia e mi piace il cielo coperto, che attraverso quel grigio delle nuvole irradia comunque luce. Tempi difficili ma c'è speranza.... E così trovo una corrispondenza tra il fuori e dentro di me...
E questi per me sono giorni difficili, sicuramente giorni vivi, anche quando sto a casa da solo e saltello tra un libro, il blog, le pulizie e un film. Sono pervaso da un bipolarismo quasi esasperante. Da una parte la fame di azione, movimento, incontro e dall'altra la richiesta di un ego un pò frustrato che vuole attenzione, stasi, isolamento. E spesso io non so dove sono.
Sono giorni complicati e talvolta poco comprensibili. Per ogni esperienza positiva io stia vivendo c'è come un contrappasso divino che mi butta a terra. Per ogni PIENO c'è, inevitabilmente, un VUOTO.
So che la nostra vita è un'onda che si rincorre, quanto sali tanto scendi, però mi ritrovo spiazzato, in questo mio nuovo sentire, quando incontro ancora una parte, un vivere me stesso che mi lascia senza parole ed incapace di agire.

Così io, pur cercando di alimentare e fomentare una parte di me che agisca creativamente nel mondo, che cammini nella luce, non posso evitare di incontrare l'oscurità. Però, per quanto decida di incontrarla non mi ci voglio più avvolgere.
Osservare senza forzare e senza assecondare... Ma rimango comunque basito.
Ad esempio, quando sono preso male, quando sono nel lato oscuro diciamo,  non ho voglia di vedere nessuno; e nel caso stia comunque tra le persone rimango in silenzio, riflessivo, non partecipo, mi distraggo, tutto il mio corpo mi chiede di scappare via, subito. Nel momento in cui non sto bene con me stesso, perchè credo che il dunque sia questo, ciò che mi specchiano gli altri, anzi, ciò che percepisco io, è un immagine di solitudine estrema, di separazione. Io nella mia palla nera, con la maschera ed il respiratore, e gli altri, fisicamente accanto a me, ma immersi in un mondo di colori e calore.
Quando sono in Dart Vader, perdo l'uso dei miei sensi. E in questi giorni mi tolgo e mi metto la maschera con una velocità disarmante!!!!
Ma, scrivendo ora, mi rendo conto che la soluzione è viversi, sempre! Masticarsi, rigurgirtarsi se necessario, ingoiarsi e ribaltarsi soprattutto nei momenti dark. Non solo accettare o rifiutare, ma abbracciare e conoscere, riconoscersi in quei momenti e riequilibrare luce e tenebre.

E a tal proposito, Venerdi ho partecipato ad un incontro con una minuta dottoressa antroposofica. Carina, accogliente, pocket, di quelle che ti porteresti sempre in tasca per consultarla ogni qual volta si abbia un dubbio. E' stata un'esperienza interessante per 2 motivi: prima di tutto l'argomento, ossia i 12 sensi individuati da Rudolf Steiner. Questo folle illuminato ha descritto 12 sensi come finestre sullo spirituale, come strumenti che che l'uomo può riscoprire attraverso la luce per rimettersi in contatto con il divino, ossia con il proprio io e quello dell'altro. Certo non sono io chi possa dare una spiegazione esaustiva di questo tema tanto vero, completamente dell'uomo ma allo stesso tempo tanto complesso ma, oltre ai 5 sensi comuni a tutti se ne aggiungono alcuni che hanno risuonato, vibrato in me più di altri. Sono il senso della vita ad esempio, stupendo, il senso della percezione del proprio benessere e l'utilità di sentire, capire e gestire il dolore. Quante volte ringraziamo o ci rallegriamo per essere in salute? Non poniamo forse solo l'attenzione su noi stessi quando NON stiamo bene? Interessante vero?
E poi il senso dell'io nell'altro. Ossia la capacità di incontrare l'io di un altro essere umano. Come giustamente disse la dott.ssa l'uomo è ben lontano dal raggiungimento di questa capacità però ci si può avvicinare ad essa attraverso l'esercizio del perdono. E qui, il messaggio che mi ha dato uno schiaffo cosmico e mi ha fatto cadere a terra sgomento.
Il perdono non inteso come "si dai va bene, siamo di nuovo amici, ok" o " mannaggia a te, ma per sta volta..... " Il perdono come lo descrive il Cristo, o chi ha scritto la sua biografia (non mi piace usare figure bibliche o religiose ma questa è la più esplicativa non ce n'è) che nel perdonare FA SUOI GLI ERRORI DEGLI ALTRI.
Wow!!!! Oltre l'empatia, la compassione, qui si entra proprio nell'altro e ci si identifica, ci si unisce e si diventa uno! Come la fusione tra Goku e Vegeta insomma!
Vuol dire entrare così tanto in comunione con l'altro da poter vivere e condividere i suoi errori, le sue mancanze... Karmicamente parlando, io ho fatto del male a te in un altra vita, e tu adesso lo fai a me. Tu sei ora il mio carnefice (che brutta parola) perchè io sono stato il tuo in una vita passata. E comunque se ci stiamo incontrando, qualsiasi siano i ruoli va bene così.E qui si apre un mondo di possibilità di amore quasi infinito. Impossibile non riflettere sui miei genitori e su mio fratello... Arg!!!!

La seconda ragione per la quale Venerdi sera è stata una bella, viva, vera serata è perchè sono stato in mezzo a gente che non conosco. Incominciando dall'attesa dei cugis fuori dalla scuola dove si è tenuto l'incontro, sono rimasto piacevolmente stordito da questa onda calda di saluti da parte di sconosciuti che passando davanti a me, con un ciao mi dicevano "siamo nella stessa barca".
Venerdi ho fatto un primo passo per incontrare il mio "orsismo" che negli ultimi tempi si è sempre più accentuato. E mi sono osservato. E mi sono divertito.
All'inizio, ero rigidissimo, di fianco la cugi, che pur essendo famiglia in quel contesto era più con gli altri. La prima sensazione è la separazione e la nudità. L'esigenza di correre al riparo, di rintanarmi.... Mi sono concentrato sull'oratrice e credo che il mio sguardo fosse così intesto da averle consumato un pò i vestiti, e poi, dopo circa mezz'ora ho girato timidamente lo sguardo e ho visto gli altri. E ho soffermato lo sguardo su tutta quella gente, sconosciuti certo, ma non per questo così lontani da me...E con l'osservazione ho immaginato vite, percorsi, scelte, momenti difficili... La postura, gli sguardi, il modo di vestire ..... Persone: tante, diverse, ma tutte lì, come me... E sinceramente sarei stato ad osservarle per ore... Insomma sono stato in mezzo a gente che non conosco e sono riuscito quasi a stare a mio agio... Ed è questo una cosa su cui voglio spingere, perchè cosa c'è di più bello, di più vero della condivisione? Anche se qualcuno non ti piace, se non vorrai più rivederlo, ognuno ha qualcosa da dirci, un immagine nella quale rifletterci, un mondo che possa arricchire anche il nostro.

E comunque, dopo questa serata vibrante e per tematiche e per esperienza fisica se vogliamo, sono caduto nel lato oscuro.... Questa sensazione mi ricorda molto quando facevo dei concerti con il mio gruppo musicale... Il momento della performance era stupendo, era un espressione vera e diretta del mio io, e poi, quando tutto finiva, rimaneva il nulla.
In realtà si tratta di un illusione, perchè tutto dipende dalla mia prospettiva..... Il mondo è sempre magico e colorato e vibrante e vivo, non solo in alcuni momenti, e questo è il concetto base sul quale voglio lavorare...... Esercitare i miei 12 sensi per vivere pienamente, ogni secondo di questa impegnativa e gratificante vita.
E decido proprio ora, di forzare il mio ego e spezzare degli schemi che limitano i miei sensi... Dart, ti voglio bene, sei affascinante, ma è giunto il momento di passare al lato luminoso...  I cugis, arrivo...
May the force be with you young padawan.........

lunedì 1 febbraio 2016

LA TANA DELL'ORSO

Dai dai dai dai!
Questo il mantra che accompagna il mio Lunedì.
Aperta la porta di casa, questa mattina, sono stato investito da una luce ultraterrena, stupenda, surreale.
Il cielo mi ha regalato un ascesa del sole emozionante. E non può che iniziare bene.
La sconcertante rivelazione della linea della vita che ho descritto nel post precedente, mi ha innescato un processo strano, una trasformazione o un ritorno, non so bene, ma delgi ingranaggi interni, arriugginiti e polverosi, hanno ricominciato a girare. All'improvviso sono immerso nel movimento, fuori e dentro di me...Un pò la cosa mi spaventa a dire il vero; perchè mettendo in dubbio una certezza alla quale mi ero ancorato per così tanto tempo, ho messo in dubbio un intero sistema percettivo.
Era da tanto che mi ero convinto che il mondo, la gente, gli eventi, le occasioni, non avessero più niente da dirmi. Ero sicuro che il mio stare fosse di fianco, non in mezzo. Invece, da sabato mattina, attraverso una serie di rivelazioni traumatiche, che mi hanno fatto sentire solissimo e distante in un sabato sera tra amici.E ricordo bene quella sensazione di smottamento interiore, di frantumazione del solido per lasciare spazio al liquido. E la prima reazione è il rifiuto, la paura, il senso di abbandono.Invece ora mi sento come un bambino sul trampolino di un immensa piscina pronto per buttarsi e schizzare acqua da tutte le parti!
Dai Dai Dai!!!!
Domenica è stata una giornata tra sorrisi e lacrime... Sorrisi perchè sento in me un'energia nuova, un pulsare, una curiosità che da tempo non sentivo più, lacrime perchè ho perso necessariamente e drasticamente una parte di me nella quale non mi riconosco più. Riconosco e ricordo invece,
quel periodo in cui il mondo vibrava di magia e mistero, dove ogni atto quotidiano si trasformava da ripetitivo e monotono in un avventura per condividere qualcosa sempre nuovo con qualcuno.
Saremo anche schiavi di noi stessi, limitati, ottusi a volte, ma se riusciamo a guardare oltre, anche solo un pochino, ognuno di noi è una fantastica galassia da esplorare. E magicamente, sento forte, sento quasi l'esigenza di conoscervi tutti e apprezzare la vostra unicità.
Spero avrò il coraggio di mantenere queste parole una volta che rileggerò il tutto, perchè mi sembrano così lontane da me eppure, in questo preciso momento, così vere.
Curiosità. Non più la frustrante ricerca di un fine, di un elevazione, di una saggezza o autorità in qualche campo. Sempre il solito coglione bi-polare ma ... curioso di conoscere di scoprire, di estendere i propri limiti e mischiarli con altri. Con ciò non intendo dire di voler amare tutti, sorrisi e baci e carezze e pianti, ma di voler incontrare e rispettare l'unicità di chi mi sta intorno e cammina il mio mondo pur non provando necessariamente sentimenti particolari nei loro confronti.
E proprio stamattina, al lavoro, una persona che ritenevo poco interessante e quasi fastidiosa, mi ha rivelato un mondo così assurdo e bizzarro ai miei occhi ma così vero perchè suo. E non è più una questione di condivisione o di voler convincere qualcuno, non è giudicare e condannare, paragonare o tirare le somme, diventa interessante e piacevole compartecipare nella vita di qualcun altro. Anche per un minuto, un ora.... Vedere attraverso altri occhi realtà diverse mi da un senso di comunione veramente appagante. E da un senso a me.

Oggi sono stato anche dal dentista. Una seduta di una lunga serie che mi aspettano e, in un certo qual modo, anche se rispondendo con versi, o solo ascoltando e leggendo le espressioni concentrate del suo viso e la sua soddisfazione di avermi devitalizzato un dente dipinta sul suo volto, mi ha fatto sentire vicino a lui. Sofferto, anestetizzato, in quella stanzella candidamente orribile mi sono sentito vicino al mio dentista e la sua assistente che in ogni movimento mi strusciava le sue tettone sul braccio!
Sono uscito di lì dolorante ma appagato dalla, anche se minima, esperienza umana, pur essendo stato, trapanato, bucato sbudellato e privato di preziosi nervi dentali!

Certo che ora più che mai sento l'esigenza di un faro, una guida un punto di riferimento. La torcia che mi guidi e mi dia segnali quando mi sento perso. Perchè, se è vero che aprirsi all'infinito ed alle sue possibilità è bellissimo, è altrettanto vero che può essere spaventoso perdersi per le sue immense distese.
E adesso sono elettrizzato e sconcertato. Sono passato da avere sempre sonno, ritenermi soddisfatto nell'azione solo con il lavoro, passando le serate sul divano immobile,imponendomi un coprifuoco per garantire un sonno di 8 ore a ... E adesso che faccio? che faccio? cosa faccio? Da stare stare stare stare stare a FARE FARE FARE FARE FARE!!!
Come se mi fossi evoluto da bradipo a Speedy Gonzales!!!! In questo mi riconosco come il solito bipolare....
Ma improvvisamente le giornate hanno ri-acquisito quel mistero che avevano perso da tanto tempo... Chissà cosa può succedere? Chissa chi posso incontrare? E le persone, dalla cassiera del supermercato (povera mansione tanto stereotipata!) al tizio in macchina in coda al semaforo dietro di me, acquisiscono uno strano fascino.
E mi commuovo nell'incontrare di nuovo quell'Ivano che pensavo fosse esistito solo per un brevissimo periodo di tempo della mia vita.
Ho voglia di conoscere, di condividere e di incontrare.....
Peccato che al momento non sappia come indirizzare le mie energie... Ma, se qualcosa ho imparato da me stesso, per ora devo solo prendere un respiro profondo, aprirmi al mondo e... aspettare...
Si, aspettare... Perchè quando sei pronto il mondo ti parla, ti invita, ti propone.... Ed io sono pronto per cogliere le occasioni che vorrà offrirmi senza fretta...
In fondo mi sono appena svegliato da un lungo letargo e, come un orso appena uscito dalla tana,prima di riprendere la caccia e l'esplorazione, deve sgranchire gli arti e abituarsi di nuovo al mondo esterno....
E così, per il momento, rimango sull'uscio, trepidante, annusando quest'aria fresca, rigenerante, piena di energia e di possibilità.
Dai!