Continua il mio inesorabile viaggio “nel buco”, che sta
diventando un tunnel oscuro verso il centro della mia terra, ossia di me stesso,
qualunque cosa possa incontrare. Come insegna il buon Verne, tra mostri e misteri,
ci sono anche tesori inaspettati.
Essere nel buco, per quanto mi riguarda, è sentirsi in fondo
ad un pozzo, scomodo ma in qualche modo conosciuto. Avevo deciso di uscirne, dopo giorni di immobilità e riflessione, attraverso
il movimento e tanta volontà. Pensavo di esserci riuscito, ma ieri sera, all’improvviso,
ho realizzato che stavo solo sognando una
lenta risalita verso la luce.
Come un sogno all’inverso mi risveglio ancora nel buco. E ora
il fondo che tanto conosco si sgretola e incomincio una caduta negli abissi del
mio mal essere e del mio sentire.
E vado giù, sempre più giù.
Mi viene subito in mente l’immagine di Alice durante la sua
caduta verso il paese delle meraviglie tra
radici, terra e oggetti bizzarri. Che anche io possa trovare la meraviglia solo
scendendo il più possibile?
Allora vado giù, sempre più giù.
Probabilmente è proprio di questo che ho bisogno, perché nulla
accade per caso. Forse oggi devo sentire la forza di gravità che mi spinge, e l’aria
pungente che sferza il mio viso mentre aumentano la velocità e il battito
cardiaco.
Mi lascio cadere giù,
senza resistere, sempre più giù.
Nel buio e nel calore della mia intimità, nelle mie paure,
nella mia indolenza e nella mia disaffezione.
Perché solo nell’oscurità più totale posso finalmente ritrovare
la mia luce.
E continuo ad andare
giù, sempre più giù.
Pur essendo spaventato accetto questo momento, sento che è
necessario, che ne ho bisogno; provo dispiacere per perdermi delle cose, perché la mia attenzione è rivolta verso il basso, verso l’interno, nel pieno
del mio autunno.
Giù, sempre più giù.
Ed è comunque un viaggio, dove regnano incertezza e
confusione, trepidazione e volontà, curiosità e distacco. L’unico punto di riferimento
e di stabilità sono io.
Mentre scendo, mentre cado, mentre mi immergo sempre più
giù.
Riconosco la responsabilità di questo mio continuo cadere e me ne assumo le conseguenze, perchè stavolta ne sono cosciente e presente in ogni istante di questa a quanto pare interminabile caduta libera.
E se devo andare giù, ancora più giù, lo farò con fiducia e
tenacia.