mercoledì 4 ottobre 2017

A CADUTA LIBERA

Continua il mio inesorabile viaggio “nel buco”, che sta diventando un tunnel oscuro verso il centro della mia terra, ossia di me stesso, qualunque cosa possa incontrare. Come insegna il buon Verne, tra mostri e misteri, ci sono anche tesori inaspettati.

Essere nel buco, per quanto mi riguarda, è sentirsi in fondo ad un pozzo, scomodo ma in qualche modo conosciuto. Avevo deciso di uscirne, dopo giorni di immobilità e riflessione, attraverso il movimento e tanta volontà. Pensavo di esserci riuscito, ma ieri sera, all’improvviso, ho realizzato  che stavo solo sognando una lenta risalita verso la luce.

Come un sogno all’inverso mi risveglio ancora nel buco. E ora il fondo che tanto conosco si sgretola e incomincio una caduta negli abissi del mio mal essere e del mio sentire.

E vado giù, sempre più giù.

Mi viene subito in mente l’immagine di Alice durante la sua caduta  verso il paese delle meraviglie tra radici, terra e oggetti bizzarri. Che anche io possa trovare la meraviglia solo scendendo il più possibile?

Allora vado giù, sempre più giù.

Probabilmente è proprio di questo che ho bisogno, perché nulla accade per caso. Forse oggi devo sentire la forza di gravità che mi spinge, e l’aria pungente che sferza il mio viso mentre aumentano la velocità e il battito cardiaco.

Mi lascio cadere giù, senza resistere, sempre più giù.

Nel buio e nel calore della mia intimità, nelle mie paure, nella mia indolenza e nella mia disaffezione.
Perché solo nell’oscurità più totale posso finalmente ritrovare la mia luce.

E continuo ad andare giù, sempre più giù.

Pur essendo spaventato  accetto questo momento, sento che è necessario, che ne ho bisogno;  provo dispiacere per perdermi delle cose, perché la mia attenzione è rivolta verso il basso, verso l’interno, nel pieno del mio autunno.

Giù, sempre più giù.

Ed è comunque un viaggio, dove regnano incertezza e confusione, trepidazione e volontà, curiosità e distacco. L’unico punto di riferimento e di stabilità sono io.
Mentre scendo, mentre cado, mentre mi immergo sempre più giù.

Riconosco la responsabilità di questo mio continuo cadere e me ne assumo le conseguenze, perchè stavolta ne sono cosciente e presente in ogni istante di questa a quanto pare interminabile caduta libera.

E se devo andare giù, ancora più giù, lo farò con fiducia e tenacia.


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