Finalmente con l'arrivo di Internet in casa, posso di nuovo spassarmela con il mio blog... Sono al momento catapultato nel frenetico mondo dello scarica, vedi, cerca, cancella, sincronizza, etc.azioni proprie del mondo multimediale, per me essenziale nella vita quotidiana. Curiosa dicotomia tra due universi che mi interessano.... la tecnologia, figlia di un materialismo individualista e l'antroposofia, figlia di una comunione spirituale.
La prima, che attraverso una globalizzazione virtuale tende ad isolare il singolo e renderlo sempre meno consapevole di sè stesso, la seconda apparentemente basata su un'individuale e personalissima ricerca spirituale ma in realtà volta ad una vera e profonda comunione con l'altro, con gli altri, con l'umanità e l'universo intesi come un unico complesso e meraviglioso organismo.....
Curioso...
Sono giorni intensi di presenza ed assenza, di riflessioni, di riconciliazioni e di prove da superare senza avere mai la certezza di un esito positivo o negativo... Ma forse il punto non è questo.
Il sabato passato ho partecipato ad un seminario sulla biografia, sull'antroposofia ed ho conosciuto una persona interessante, traboccante di una saggezza che si riscopre nel proprio vissuto. Togliendo adorni, terminologia specifica, rimangono bellissime immagini, pensieri veri e vivi che rinvigoriscono la mente, ed ovviamente lo spirito.
Nonostante queste belle percezioni e sensazioni, mi sono sentito fuori luogo, anzi fuori tempo, come se stessi raggiungendo una meta che ancora non mi sono guadagnato. Il mio interesse per la biografia e l'antroposofia si basa su una sensazione di vuoto, una fame insaziabile che mi accompagna da tutta la vita. Ho attribuito questa mancanza, questa presenza di assenza, a molti aspetti della mia vita per poi ritrovarmi sempre in sua compagnia..... Ma come ben dice Anna, è proprio il malessere personale o riflesso da qualcun altro che ci permette di crescere, di osare di indagare noi stessi e, se ci riusciamo, di evolvere. E quindi ringrazio questo roditore interiore, che tra graffi e morsi mi permette di non stare mai comodo, di intuire che il mio scopo sia quello di raggiungere una maggiore consapevolezza della mia vita, del mio essere e del mio posto nel mondo.
C'è un'immagine, tra le tante trasmesse quasi per osmosi da Anna che mi ha colpito.
Per scoprire quale sia il mio talento, la quale esplicazione probabilmente sarebbe cibo ambito dal mio roditore, devo osare, rubare il fuoco agli dei come fece Prometeo e poi aspettare la risposta del cosmo per sapere come utilizzarlo non solo per me ma per il mondo intero. E forse questa mia ambivalenza, questo mio essere affascinato dai labirinti mentali e fisici tanto divulgati dalla nostra società odierna mi permette di capire alcuni meccanismi e di poterli smontare più facilmente, magari per poterlo insegnare anche a qualcun altro.
Il rendermi conto così chiaramente di non essere al mio posto, quel giorno durante il seminario, seppure incantato dalla loquacità e capacità di Anna di trasmettere e condividere, mi ha gridato chi sono e dove sono in questo momento e dove voglio esercitare le mie energie, la mia creatività ed i miei limiti. E' stato come fare un viaggio interstellare, lontanissimo dal mio appartamento, dalla mia realtà piccola ma ricca, dal mio amore e seppi, anche attraverso di piccoli segnali, che ancora non era il mio momento.
E' difficile da spiegare con semplici parole, ma è come se anche Anna parlando di amore, di presa di coscienza di condivisione, mi stesse dicendo va, noi ci rivedremo.
Probabilmente ho perso un'occasione, anche se ho la sensazione confortante di averla rimandata per non perderne un'altra che, se non vissuta adesso, si la avrei persa forse per sempre. Ovviamente non c'è mai certezza nelle sensazioni, nell' intuizione, ma ho deciso di affidarmi a loro. Forse non mi sento ancora pronto per sopportare il peso del mio destino, forse, come il più classico cammino dell 'eroe di miti e favole, prima di accettarlo, ho bisogno di duro allenamento per essere in grado poi di ricevere in pieno e con presenza ciò che il mio sè ha predisposto per me ed i suoi doni.
Ho voglia di continuare ad indagare questo oceano infinito che è per me l'antroposofia, questo cammino di risveglio spirituale che ora so non è solo personale ma anche dell'umanità tutta. L'effetto farfalla mi da ancora più energia per inoltrarmi sempre di più in queste acque della conoscenza e consapevolezza. Ma nuotando tranquillamente, senza immersioni profonde che possono far perdere il senso della direzione. Anche i sommozzatori più abili fanno pause durante l'immersione e la risalita per non rischiare scompensi di pressione. Ed è per questo che mi sono fermato perchè , per quanto piacevole ed interessante, mi sono visto in caduta libera invece di scivolare lentamente facendomi accarezzare dalla brezza. E' stata anche una scelta, quella di non completare il seminario, dettata da una voglia di condividere adesso quello che so, quello che sento e quello che sto sperimentando accompagnato dalle persone che amo.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioQfrPeURmuv0PcDVgzpAxfCQMwNgF8cCqg8ZzihL3lKoS4jOtT_wqbmFteJxrYEb7RI41noBh_edZA15DtU2qAPKc9ABJxnz-ificfXLMnT3_3khSMmVIDqC8iqKuXznlqLMcaAA7nRM/s1600/insieme.jpg)
E se ciò vuol dire non dedicarmi completamente allo studio della materia, a concedere pause, a stare con altri e non essere, per il momento, magari solo, va bene. Quello che mi porto a casa è un terzo occhio, una nuova e allo stesso tempo così profondamente ed atavica umana prospettiva per poter vivere la mia vita, ciò che mi circonda attraverso la biografia. Non sono pronto per teorie, adesso sento l'esigenza di fare, di mettere in pratica il poco che ho percepito e fatto mio e continuare ad aggiungere tasselli a questo fantastico puzzle che è la vita. La conoscenza porta un distacco prima e poi forse una comunione per gli spiriti più evoluti... Ma adesso che sto gioendo della condivisione, della partecipazione con e della mia famiglia, voglio stare qui..... Non voglio ancora volare, pur sapendo che tutti potremmo farlo, ma accompagnare e camminare, forse un pò più leggeri, con le persone che tanto amo.
Durante la giornata con Anna abbiamo fato un esercizio bellissimo, a mio modesto parere, ed è stato questo anche che mi è mancato... Sono più predisposto a giocare che ad ascoltare più o meno passivamente in questo momento.
Ognuno di noi ha pescato una parola ( interessantissimo riflettere poi sulle parole che sono capitate a chi) e poi, basandoci su questa parola, dovevamo scrivere qualcosa che ci riguardasse.
Io pescai la parola CUSTODE. Stavo aspettando di trovare parole come ORFANO, SPERDUTO, SOLITARIO o comunque qualcosa che evidenziasse qualcuno dei tanti lati oscuri ( in quanto non ancora inondati di luce) del mio essere. Ed invece rimasi basito davanti a questa parola che mai avrei pensato nei miei confronti. Ma nulla è per caso, soprattutto quando c'è Anna di mezzo. Custode di chi? di cosa? Io intendo custode come qualcuno che si mette da parte per qualcun altro, o qualcos'altro, un non mettersi al centro del mondo come mi sono sempre dipinto io. Ma non è poi per questo che sono tornato dalle mie avventure spagnole? Per riconquistare e custodire l'amore che provo per la mia famiglia o per affermare quello per il mio compagno? E si, dopo lunghe riflessioni, si , mi sento custode di un amore, che assumendo diverse forme, ho sempre rifiutato, allontanato. E questo è ciò che ho creato:
Cercare il custode, per poter essere, custodire e depositare l'amore.
Incontrare senza possedere.Osservare e gioire per quel che c'è, per il reale.
Scorgere un angelo tra le parole, tra gli sguardi assaporare il calore del cuore.
Significa a volte lasciar scorrere ed altre accarezzare.
Mai afferrare, costringere o incarcerare.
Sentirne il suono, percepirne il colore attraverso ciò che ci è dato, senza proiettare.
CUrioso è l'essere nel partecipare ad un collettivo divenire.
STanca la mente con il troppo pensare. Voglio cogliere e non sezionare.
ODE al mio custode, ancora invisibile, ma che volte posso intuire.
E queste righe un pò riassumono la mia esperienza, la mia toccata e fuga di una giornata che è durata una vita intera .
E con il mio terzo occhio, che ancora non vede bene, che a volte si chiude ed altre fa male per la troppa luce elaboro, vivo o semplicemente osservo la mia vita.