Che sia il nodo lunare, che sia il repentino cambio di
stagione, che sia il nuovo orario di lavoro… Bhè, non so bene quale sia la
ragione, ma sono in un momento di difficoltà. Nel corpo, nella mente e nel
cuore.
Questi due giorni, in particolare ieri, ma in realtà dallo
scorso fine settimana, mi sento molto liquido, appesantito. Ieri ho pianto un
lago di lacrime dense e salate e oggi mi sento comunque un gavettone pronto ad
esplodere.
E’ difficile spiegare e raccontare la continua e costante
eruzione di sentimenti, spesso antitetici tra loro, che percorrono il mio
sentire. A volte ustionanti ed altre dannatamente ghiacciati. Momenti incontenibili ed altri così vuoti da fare un
eco terribile e infinito.
Scelgo con fatica dei percorsi, riconosco con immenso sforzo
chi mi ama e mi sostiene. Mi dedico anima e corpo ad attività sterili per poi
non avere energia per ciò che in teoria mi nutre e mi interessa.
Ma mi interessa veramente? Cosa mi interessa? Cosa fa
vibrare le mie corde?
In realtà non lo so. Vorrei tanto avere qualche idea chiara
ma ho solo dubbi. Su tutto. Ed è logorante. Nell’indecisione scelgo sempre l’azione
rispetto alla stasi. Perché sono bravissimo a stare immobile e quindi ho già
dato. Il movimento, per me, è sempre e comunque positivo, anche quando non
incontro significato.
Sono anche in un momento di sfiducia, cosmica, universale. Pur
raccontandomi favole e toccanti metafore, la verità è grezza e spigolosa. Non
so affidarmi a nessuno. Scelgo di non fidarmi, ancora, ancora e ancora. Nonostante
credevo di aver coltivato un piccolo
giardino di buoni sentimenti e intenzioni sono un cazzo di asfaltatore di
terreni.
Mi rendo conto che non avendo fiducia nel prossimo, nelle
occasioni, nella vita in generale, non si può amare davvero. Senza fiducia non si può amare nessuno. Mi
posso ingannare con delle belle frasi, con immagini romantiche, ma nella realtà
sono molto simile al signor Burns dei Simpsons senza il cash.
Mi ritrovo a contemplare, davanti allo
specchio, un essere Ivano che pensavo aver abbracciato e accolto, ma in realtà
solo rinchiuso e dimenticato. C’è in me un animaletto risentito, ferito e abbandonato.
Un essere oscuro che rimugina su una vendetta contro tutti (in primis i poveri
genitori poveri loro davvero) rosicchiando con i denti marci le sbarre
arrugginite della sua prigione.
Mi piacerebbe essere finalmente adulto, pronto a dare
veramente e capace di ricevere senza sentirmi in colpa, ma purtroppo sono
ancora un mostriciattolo pieno di risentimento. Mi viene in mente il mio
referente per eccezione, il mio alter ego, il Grinch. Però questa volta mi
sento il piccolo Grinch, quello pieno di
tagli perché ha cercato di tagliare il pelo verde del suo volto per
assomigliare ai suoi coetanei, ma deriso
perché diverso.
Il piccolo Grinch, che digrigna i denti furioso e con lo
sguardo pieno di odio e disperazione.
Ho imparato che per poter migliorare bisogna sapere dove si
è nel presente, e in questi giorni, con immenso dolore e dispiacere, io l’ho
scoperto. Ho spento il mega proiettore (anzi è andata via la luce) con immagini
bucoliche e colori vivaci. Ho visto con orrore che sono ancora in una stanza
grigia, da solo per scelta.
Che forse un ramo spezzato non si possa mai raddrizzare? Che
marcire sia l’unico destino possibile? E’ il momento di riconoscere la mia
grettezza e non cercare di essere qualcuno migliore? Oppure lottare, lottare,
insistere e perdere ma continuare a cercare la luce che illumini l’oscurità che
scelgo ogni giorno?
Mi rivolgo a te Luna, che tanto identifichi il mio essere non-luminoso
ma riflettente… A te, che con i suoi nodi, crateri e misteri, mi rendi vivo
anche se quello che sento non mi piace.
Luna che muovi le mie maree interiori, aiutami ad andare avanti
a testa alta, nonostante il mio non sapere riconoscere e onorare chi mi vuole
bene, nonostante sia più facile cedere ai miei impulsi autodistruttivi, nonostante
la mia immaturità.
Nonostante il mio dolore a volte immenso.
Luna ascoltami mentre ti osservo in queste notti d’autunno.
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