mercoledì 24 febbraio 2016

TALENTI E DENARI

E' davvero difficile stare al mondo. Anzi stare non è difficile ma lo è camminare in queste terre tanto rigogliose quanto aride a volte. Sono in salita, e come tutte le salite sembrano eterne, insuperabili, disumane.

In un libro ho letto che bisogna sorridere alla vita, sempre e comunque perché il sorriso (questo lo penso io) è la chiave per la positività. Piangere quando sei nella merda, non serve a nulla se non offuscarti la vista. Un sorriso invece è un chiaro messaggio verso l’esterno e, se bisogna lavorare, insegnano i 7 nani, meglio farlo fischiettando. Concetto chiarissimo nel pensiero, ma la sua incarnazione nel mio viso è broncio, nuvola sopra la testa e imprecazione pronta all’uso.

E così all’essere nervoso, si aggiunge la tristezza per non saper reagire positivamente alle situazioni… E so che non sono mai ostacoli ma occasioni… Ma non riesco a vederle e continuo ad inciampare!! E’ un cane che si morde la coda, vedo il film ma ne rimango solo spettatore. Qual è  l’esercizio, l’arte magica, la droga che permetta di fare il salto? Il passaggio metafisico tra il conoscere e l’esperire, pensare e sentire? Probabilmente per alcuni è innato e naturale convivere in equilibrio nel mezzo, svolazzare tra il pensiero e il sentimento, danzare sulle note della ragione e dello spirito.
Io non svolazzo, non ballo e neanche saltello a tempo. SOB. E così mi perdo tante cose interessanti da fare che mi darebbero più sensazioni e meno pensieri.. ..
Questo mi riconduce alla mia ossessione per il denaro… o per la sua mancanza. Già chiaro da anni che non so gestirlo, mi ritrovo puntualmente “ a secco” quando desidero fare qualcosa che costi (mio impegno e denaro ovviamente) . Che incominci a intravedere ora un’occasione, pur essendo al momento concentrato su tutt’altro? Forse mi si sta chiedendo (io o Dio non so) di incominciare ad osservare il mio rapporto con il denaro e la sua fonte..Incominciare a dare senso a questo schiavismo legalizzato? Riflettere e non solo accettare senza riserve un sistema economico che forse non mi si addice pienamente? E giusto in questi giorni arriva la possibilità di un futuro ibizenco lavorando in maniera diversa… Mah
Mi piace pensare allora che gli eventi infelici di questi giorni (anzi settimane ormai) mi diano l’opportunità di imparare a gestire i denari, che poi sono i talenti no? Mi sta sovvenendo una sottile metafora cosmica… Questo parallelismo tra soldi che si guadagnano e si spendono e talenti che si ottengono e (in teoria) si regalano o comunque si utilizzano…
Simpatico pensiero!
Che sia ora di organizzarsi economicamente e socialmente? Ossia, imparare a far fluire e fruttare il denaro così come i miei talenti, i miei doni? Onorarli e non disprezzarli  e riconoscere loro il giusto valore? Si, perché se penso al denaro io lo sperpero senza ritegno, lo odio e per me non ha nessun valore. E un po’ potrei fare lo stesso discorso con i miei doni, alcuni ancora mezzo-sotterrati, altri palesi ma comunque da me sempre un po’ snobbati , probabilmente per paura di non saperli utilizzare… E qui mi viene sempre in mente la mitica frase dello zio di Peter Parker :”Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” . Ed io mi sono sempre considerato così poco (in generale) che mi sembra impossibile aver qualcosa di speciale , unico (i poteri appunto) e soprattutto che possa utilizzarli per me e per gli altri.
Azzzz… non ci avevo ancora pensato. A volte scrivere rende in azioni chiare, forme mentali confuse. Per quanto riguarda i talenti credo che ce ne siano alcuni che ho evitato volontariamente perché necessitano di condivisione umana (situazione che negli ultimi anni ho fuggito come una malattia venerea) e credo sia il momento di conoscerli, affrontarli e godere dei loro frutti. Non so perché (ancora direi) non mi piace più stare in mezzo alla gente. Sono socievolmente attraente credo, so comunicare, ho una buona base di empatia e mi piace conoscere storie diverse dalla mia. Eppure fuggo.
Forse è la solita questione della paura di abbracciare se stessi completamente. Ma mi chiedo perché? Perchè è così impegnativo e difficile realizzarsi? Essere pienamente se stessi? Perché?
La prima risposta che mi viene in mente è che se non fosse difficile non ci sarebbe soddisfazione nel raggiungerlo, e forse ci incarniamo proprio per svelare la nostra natura che è divina. E i talenti, il poter onorarli e godere di essi sono i biglietti di ingresso per il “paradiso in terra “, strumenti per raggiungere quella tanto agognata armonia che cerco disperatamente da anni. E poi ci sono le strutture sociali, la potenza della materia che vedo in antitesi con lo spirito pur dovendo conviverci essendo impregnato in essa.
La cosa migliore sarebbe utilizzare i talenti per fare denari!
Quindi, posso terminare questo blog un po’ sollevato perché riconfermo che tutto è collegato. Ho bisogno di dedicarmi ai miei talenti (già un po’ lo sto facendo con la musica) ed amministrare i miei denari e credo che una cosa tiri l’altra come le fragole!
Affascinanti le connessioni tra cose apparentemente lontanissime. E questo credo sia un ottimo esercizio per il buon umore… Quando qualcosa va storto c’è probabilmente una connessione indiretta sulla quale possiamo lavorare per risolvere la difficoltà.
E si ritorna sempre al butterfly effect che vale veramente per ogni cosa… Il problema sono i codici che permettano di decifrarne i messaggi.
Un po’ come la settimana enigmistica e quei giochi dove bisogna unire punti sparsi. All’inizio sembra un lavoro a casaccio ma poi, piano piano, con tenacia, punti e linee acquisiscono soddisfacente senso un senso.

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