mercoledì 10 febbraio 2016

LA LUNA E LE MAREE

Eccomi sopravvissuto ad una notte di puro.. terrore e dolore.Ieri sono andato a letto tardi, stanchissimo,con la voglia di leggere un pò e perdermi in un sonno ristoratore. E così successe fino all'una del mattino. Mi sono svegliato di soprassalto, senza capire bene il perchè... Dovevo andare in bagno? Il mio compagno stava ridendo sguaiatamente mentre parlava con i suoi famigliari dall'altra parte del mondo? Un violento temporale? Un incubo? Era suonata la sveglia? No.
Mentre la coscienza si liberava delle trame del sogno arrivò, lentamente ma con fiera energia il mal di denti.... Oh no! Corsi in bagno a lavarmi di nuovo, feci sciacqui, ripassai con più insistenza il filo interdentale, ma niente. Era tornato il maledetto, più ringalluzzito che mai.
Provai a coricarmi di nuovo, cercando di ignorarlo, ma Lui aumentò l'intesità fino a diventare un vero e proprio tormento. Spaventato, innervosito come sempre quando un dolore mi avvolge, ho cercato subito rifugio nelle poche pastiglie presenti nel mio armadietto dei medicinali. Ma Lui, non accennò a placarsi... Solo un pò, gli dicevo, per favore, non dico di andartene, ma almeno abbassa il volume, solo per dormire, qualche ora, fammi arrivare a domani che ho l'appuntamento con il dentista!!! Invece imperterrito catturò completamente la mia attenzione.
La tortura ha continuato fino alle sette del mattino. Ho provato a stare seduto, mezzo sdraiato, a leggere, a guardare un telefilm a camminare a gorgheggiare, a massaggiare, ma nulla, l'unica cosa che ho potuto fare è stato stare 6 ore (credetemi sono sembrate 6 settimane!) ad ascoltare e soffrire.
Poi, dopo pianti, una chiamata alla guardia medica (che non era nè guardiano nè medico), sigarette sprezzanti, camminate e soliloqui al bordo dell'insanità mentale, pastiglie antidolorifiche di ogni tipo (che non hanno sortito effetto alcuno ovviamente) mi sono arreso, ho preparato il caffè, mi sono fatto una doccia, preparato per andare al lavoro e il dolore è scemato. Non scomparso ma diventato sopportabile.
Curioso.

Si, curioso che abbia avuto più di un incontro ravvicinato con il dolore fisico dei più subdoli in questo periodo che sto riscoprendo l'esigenza di sentirmi, di ascoltare il mio corpo che troppo spesso do per scontato e perfettamente funzionante. Mi curo più di un brufolo (estetica) che di un mal di schiena o di una carie. Il primo incontro con me stesso è stato attraverso il dolore. Non fastidio, perchè non mi sono mai scomodato per un fastidio ma dolore, forte, intenso continuo.

Forse questa voglia di lavorare su di me, di prendermi cura soprattutto dell'interno del mio corpo nasce in concomitanza di un'esigenza fisica, che si manifesta senza tergiversare. Diversamente dalla mia volontà spesso altalenante. E' come se il mio corpo mi stesse dicendo " allora se lo facciamo facciamolo seriamente, niente più approssimazioni. O resti o vai.
E so che voglio farlo e lo farò.



E come un moderno Dante, che nella sua esplorazione dei mondi ultraterreni aveva bisogno di una guida, anche io ne ho scelto una. Anzi direi che mi è capitata.
 Sono spaventato (o PAAAVENTATOOOO come direbbe il Furby)! Mi pervade il timore infantile di sentire ancora dolore o magari la paura di aprire il vaso di Pandora e di essere travolto dal suo contenuto. Ma so che è giunto il mio momento, e sia il cosmo che il mio corpo sembrano essere molto d'accordo.
Mi trascino da anni dolorini, disturbi, acciacchi, fastidi ai quali ho sempre fatto orecchie da mercante. Qualche anno fa ebbi un problema alla gamba sinistra per il quale dovetti smettere di correre. Amavo correre, era il mio sport preferito: lo facevo per il piacere di farlo non per un fine. Era il mio momento, la mia meditazione, il mio mettermi alla prova. Adesso non posso più farlo. E solo ora capisco che quel momento fù una grande occasione non colta, un chiaro invito al movimento interiore. Ma io niente. Ho fatto finta di niente. Non posso più correre? vado in palestra! La ragione probabilmente è che ancora non ero pronto ad iniziare un cammino, un lavoro con me e su di me.... Però adesso mi sembra da folli non essersi soffermati .... Si certo, ho pensato al perchè mi fosse successo, ne ho parlato con amici, ho letto libri ma l'ho accettato come una cosa della vita. Oggi corri, domani no. Punto e ciao!
Oggi, ringrazio quell'Ivano che ha pensato ad altro, ha scelto di affidarsi alle cure di macellai, che lo hanno aperto, squartato smontato e rimontato. Abbraccio con compassione quell'Ivano che è rimasto immobile e passivo mentre rovistavano il suo corpo, convinto che quella fosse l'unica soluzione possibile al suo male, pur sapendo che c'erano altre vie.
Pur sapendo. Mi si è preclusa la possibilità di correre fisicamente, di spostarmi nella materia, ma mi si brindava l'occasione di un movimento più sottile, più intimo verso l'interno, nello spirito.
E ovviamente l'intervento chirurgico al quale mi sono sottoposto non ha migliorato la mia qualità di vita, non mi ha permesso di correre di nuovo e ho sei cicatrici che percorrono la mia gamba sinistra dall'inguine al polpaccio.
Ma mi ricordo come, in quel momento, tutto mi sembrava giusto e normale. Come mi crogiolavo nel ruolo del paziente, del convalescente... Tutti , o quasi, che mi dicevano poverino, che pena, dai che ti riprendi e io che gongolavo nel ruolo della vittima coraggiosa mentre raccontavo l'agonia della degenza ospedaliera, il bianco-grigio della morte che pervade un posto che dovrebbe invece brindare alla vita. Perchè gli ospedali non sono colorati? Non solo i reparti di pediatria ma tutti dovrebbero riverberare dei colori della vita, dell'energia della positività!
Quelle ore interminabili, quell'odore di rassegnazione e staticità, quelle facce senza speranza degli altri degenti e quelle terribili, algide di chi sceglie di passarci la maggior parte del proprio tempo. In quei purgatori si promuove e dilaga il restare immobili e basiti.
Senza voler offendere nessuno, ma credo che chi lavori in un ospedale per scelta sia masochista e non altruista. Di sicuro non è spinto, a mio modestissimo e discutibilissimo parere, da una voglia di aiutare, condividere, gioire della vita. Certo ci sarà qualcuno spinto da buoni e positivi propositi ma l'ospedale è un non luogo di pre-morte, non un tempio dove si possa migliorare e perseguire la vita intesa come armonia e movimento.
E adesso lo vedo chiaramente e forse grazie a quell'esperienza fondamentale, importante, giusta per me e vera, ora posso scegliere pienamente un altro percorso. E il dolore che ha deciso di distillare i secondi di quell'interminabile notte è stato un richiamo, una prova forse, un suggerimento: sei sicuro che vuoi andare in questa direzione? Pensaci bene, perchè di dolore ne proverai, di diverse forme, ma tanto grande sarà il dolore, maggiore la difficoltà e la necessità di abbracciare ed esplorare quelle parti di te che ignori più o meno coscientemente, quanto grande saranno l'armonia, la gioia la bellezza che scoprirai e permetterano, si spera, di plasmare un Ivano più complesso e più completo.
Si paga sempre. Le cose gratuite non hanno valore.
E adesso, con grande timore, con umiltà e con una grande curiosità, mi sento pronto per incontrare, soffrendo e godendo, gridando e cantando, ballando e piangendo.
Il movimento sottende uno sforzo, che per quanto faticoso porta sempre da qualche parte dove vale la pena soffermarsi.

Nessun commento:

Posta un commento