lunedì 25 gennaio 2016

DUALISMO INERGALATTICO

Ieri è stata una giornata difficile ed interessante allo stesso tempo.
Mi sono sentito tremendamente solo. Una solitudine nei confronti di me stesso. E’ come se mi fossi abbandonato. E’ difficile da spiegare la sensazione però è stata all'improvviso evidente una sorta di divisione tra me; una lotta tra due esseri distinti che entrambi mi appartengono.
Il giro di vite però è stato riconoscere una di queste parti come vecchia, statica direi fuori moda…Come quando entrati negli anni ’80 uno si guarda allo specchio e si vede con pantalone a zampa, occhiale rotondo e collana con il simbolo della pace e si dice “vabbè, forse è ora che rinnovi il guardaroba!” Ed è stata forte la sensazione di non appartenenza a quell’altro Ivano che ho visto e riconosciuto e sempre pensato fosse il mio “me” predominante!
Ieri ho sentito il disagio, la superficialità, il buttare via il mio tempo, il nulla… Per la prima volta dopo tanto tempo mi sono reso conto che sono bravissimo ad allontanarmi da me… E se prima, riflettendo su questa mia indole mi giustificavo con “ma si, una vacanza ogni tanto da se stessi non fa male” o “ non ci sto più dentro ho bisogno di evasione”, oggi capisco che l’alienazione da se stessi è la cosa più inutile, e forse dannosa, che ci si possa fare.
Uso il termine alienazione per differenziarlo da distrazione. Distrarsi ogni tanto fa bene. Spezzare la routine, non pensare a niente, rilassarsi, ma io scopro di avere la capacita di … andare su un altro pianeta… Lontano da ciò che sono qui e lontano da tutti….
E, forse per la prima volta, o forse mi è già capitato 100 volte e continuo a dimenticarmelo, ho osservato anche chi mi sta “vicino” durante i miei viaggi; e mi rendo conto che è come se comunicassimo con Skype … Si comunica poco e male.
Che botta!
E poi, ok, per come sono fatto io (non per niente mi soprannomino il Grinch) ogni tanto un sano distacco dal quotidiano, dal reale da tutti ci sta anche… Ma i viaggi interplanetari sono troppo impegnativi. E non tutti sono disposti ad aspettare il mio rientro o intrattenere relazioni a distanza… Anzi, a dire il vero le persone che mi stanno vicino già lo fanno…. E, in questi giorni, ho proprio sbattuto il musone contro il loro punto di vista, sono entrato in sintonia con il loro vivermi mentre io mi perdo nello spazio… E la sensazione che ho provato non mi è piaciuta affatto… credo che quello che si percepisce è … un ologramma , una fotocopia di me stesso … un pupet che sbatte le ciglia e muove le labbra ma senza anima….. E se io offro solo questo vuol dire che non sto offrendo niente….
35 anni… poche idee ma la verità è che so dove posso andare. E per questo mi sento fortunato… Ho cose da fare, persone con le quali condividere percorsi e momenti e non mi posso più nascondere dietro a delle mancanze che sono qualitativamente inferiori alle possibilità positive. Sono innamorato, ho un lavoro stabile (che per quanto fittizio possa essere ti fa andare a letto tranquillo), ho amici veri, presenti ….
Mi reputo una persona solitaria, ma in realtà la socialità mi piace. Come mi disse una saggia gattosa, anche i lupi corrono in branco…
Certo non sono tipo da concerto allo stadio, ma mi piace frequentare le persone, alcune, poche, selezionate dal tempo e dall’universo.
Ma alla fine… do tutto per scontato. O meglio mi abituo al fatto che gli altri si abituino al mio me “pacco”. Sia chiaro che per “essere pacco” non intendo i momenti in cui uno è preso male, triste, depresso etc. ma proprio un altro me che ha un altro modo di porsi al mondo e che sfrutta l’arte dell’invisibilità. Solo se ti impegni lo puoi scorgere… Io riesco a scomparire come fece Copperfield con la statua della libertà. E se da un lato questo ti fa vivere un’apparente sensazione di libertà per l’appunto, dall’altro, non ti permette di toccare, mischiarti, sporcarti le mani usando i colori degli altri…
Ed è rappresentativo il mio rapporto con le piante… Io le acquisto, cerco una posizione dove potenzialmente possano sopravvivere, le bagno. …. E poi ciao … se ghiacciano perché fa freddo, problema loro…. O, mi dico, era il loro destino.
E forse è proprio il concetto di destino e predestinazione che uso come Jolly per le mie mancanze …. Perché, se è vero che credo ci sia una sorta di trama che sottende ed in qualche modo indirizza le nostre vite, credo altresì fortemente che questa trama possa cambiare attraverso la nostra volontà di scegliere un cammino, direzione, pensiero, sentimento, lettera e testamento.

E poi ci sono un sacco di segnali che io evito come uno sciatore esperto evita le palette durante uno slalom (o le deve prendere? Mah!)
I messaggi che più mi arrivano diretti e indiscutibili sono quelli corporei… Quando parto per i miei viaggi intergalattici di solitudine e distacco il mio corpo sembra ricordarmi “Ehi bello, guarda che io su Marte non riesco a vivere eh? Mettiti una tuta o qualcosa perché lì né si respira, né posso sopportare la pressione atmosferica ok? “

Il mio corpo mi dice quando sto facendo qualcosa che rompe una sorta di armonia con me stesso e con gli altri … e un tempo potevo confondere questi chiari messaggi, questi segnali scritti a caratteri cubitali con acciacchi, una botta presa, cena pesante, postumi di sbornia… Ora no….
Ma la domanda fondamentale che mi faccio è: Perché scappare, perché questa necessità di evadere così tanto e così spesso ? Se ho persone e cose alle quali tengo, una situazione tutto sommato serena PERCHE’?
Ed è forse arrivato il momento di lavorarci su…. Ancora…. Tornare e ritornare a rimaneggiare quella cassa di vecchia dinamite che avevo nascosto nel fondo della mia soffitta mentale….. Magari non succede niente, magari esplode il mondo….
Ma è anche il momento e l’occasione di ancorarmi agli affetti, alle amicizie, alla musica e alle mille cose belle che mi circondano per non ripartire come un razzomissile (cit.Ufo robot) intergalattico alla prima occasione.
E’ il momento di stare e, nel caso, viaggiare insieme.


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