giovedì 24 novembre 2016

IL SARTO SALAMANDRA

Anche oggi sveglia dopo poche ore di sonno: una manciata di minuti sparsi tra riflessione, dormiveglia e svenimento. Mi sono svegliato comunque energico, pieno, perché ieri, forse più  delle altre volte ho ricevuto tanto. 
Oggi mi sento un po’ guerriero non belligerante, o un viandante bello deciso sulla direzione da prendere. Guerriero nell’atteggiamento, pronto a tutto, viandante nell’azione. Cammino, sicuro, ed inizio ad avere la sensazione di lasciare un’impronta.  

Mi sento in fase di completamento: è strano da scrivere, per me che ho spesso vissuto al bordo e al di fuori. Nella continua ricerca di un posto nel mondo, credo di essere nella zona del "fuochino". Uno spazio tiepido per capire chi sono anche attraverso ciò che faccio. Incomincio a percepire un centro dentro di me che mi ancora al terreno e non sono più così tanto in balia del vento. Da ramoscello le mie radici mi permettono di trasformarmi in arbusto. Mentre i miei rami possono tendere al cielo. O così voglio pensare.
Ieri c’è stato un altro incontro con il laboratorio di scrittura creativa. Mai il mio tempo è stato investito così bene. E quella situazione è uno specchio (uno dei tanti) della mia vita in questo momento. Lì sono un po’ partecipante e un po’ conduttore, un po’ mi lascio andare e un po’ osservo e  mi nutro. Durante il laboratorio riesco, a fatica, a spostare il focus sugli altri. E si ripresenta il mio sull’egoismo ed il tema della libertà. Mettersi da parte per lasciare spazio a qualcun altro fa bene. Fa bene a me ovviamente che pecco di troppo egocentrismo. Strano ma è come trovare un centro spostandomi dal mio. Trovare una posizione comoda e finalmente dire ah, credo che sia il mio posto. Non più trono di spade ma soffice poltrona.

Gli anni passati a martoriare e indebolire la mia autostima mi hanno portato a rifiutare spesso il confronto, la vicinanza, lo scambio. Sono scappato tanto di quelle volte che potrei essere un velocista olimpionico. E questo tema del correre via si insinua in me dando una nuova chiave di lettura alla mia impossibilità fisica di correre (ho avuto un problema circolatorio alla gamba sinistra, squartamento chirurgico, cicatrici da pirata o gladiatore e gamba rincoglionita). Pensavo che fosse solo un suggerimento cosmico per prendere il mio tempo nel fare le cose, senza precipitare ma gradualmente avvicinarmi e godere di più il momento. Ma forse non era solo quello. Intuisco ora che si trattava anche di  un invito a non scappare più via ma a rimanere, senza scuse e senza pretese, dove in qualche modo, scelgo di stare (scegliamo sempre, anche quando ci sembra di subire l'ira degli dei). 

Ritorna spesso e oggi colgo questa mia sfuggevolezza, questa mia capacità di rendermi “viscido” come un’anguilla e non poter essere afferrato.
La prima persona che mi ha fatto stare è ovviamente Gianni. Prima di lui ci sono state persone che mi hanno fatto incontrare con il mio essere anfibio, ma lui ha spezzato la maledizione e da anguilla sono diventato salamandra. Un buon passo avanti. E di passi da fare ne vedo ancora tanti e sono così contento di aver voglia di farli, con il mio ritmo ma con decisione e fiducia.

Nella mia testa e nel mio petto riecheggia anche la parola libertà, che negli ultimi post sento la necessità di menzionare. Mi sento sempre più libero di dire ciò che penso, di fare ciò che mi sento, anche di pentirmene subito dopo magari. Non cammino nel giusto, ma cammino nel vero del mio presente. E mi interessa sbagliare, confrontarmi , imparare se possibile seguendo sempre quella voce interiore che finalmente ha un volume percepibile dal mio cuore. Sono più libero del pensiero altrui, del giudizio, delle analisi. Soprattutto se mi riguardano. 
36 anni, la maggior parte dei quali passati nella sensazione del difetto, dell'inadeguatezza. Questo sentire corrosivo nel tempo è diventato un compagno fedele, un parassita con il quale mi riconoscevo. Ora cerco di liberamene, sentendo che un pò si sgretola al vento come terra secca. 

Finalmente, dal groviglio di lana nera stanno uscendo dei bei fili colorati che si districano e si muovono per il mondo. Onorare i propri talenti in maniera personale e vera, sentirsi in diritto di parlare, dissentire, cantare, giocare, amare e condividere; osservare, contemplare o semplicemente stare in disparte. Avere la possibilità di credere, rinunciare, impegnarsi, resistere e combattere senza bisogno di ferire per continuare a tirarsi sempre più fuori da un contenitore che ci costruiamo durante tutta la vita e che quasi sempre è troppo piccolo e scomodo.

Il laboratorio di scrittura creativa si sta rivelando per me anche un corso di formazione. Un percorso iniziatico che condivido con belle anime che non si tirano mai indietro e che hanno voglia di darsi completamente. Persone che insegnano mentre imparano e la verità è così luminosa che a volte devo distogliere lo sguardo.In una serata vivo tante sensazioni diverse, complesse, contrarie. A volte incontro un mio sentire che crea ostacoli invece che scorciatoie ma mai me ne vado con le tasche vuote.  Imparo o riconosco sempre qualcosa su me con gli altri. 

E’ difficile stare con se stessi, senza distrazioni, ma per me è difficile anche stare con gli altri. Difficile nel senso di impegnativo e ricchissimo allo stesso tempo. Come stare davanti ad un banchetto regale, con così tante pietanze diverse da aver paura di fare indigestione. Ed è anche come una sala degli specchi piena di mie immagini somiglianti anche se non le riconosco tutte. C’è così tanto, così diverso (e uguale per certi versi) che non c’è spazio per "il me", per il mio amico ego.E ne soffro. Mi capita ancora (arg) il paragone tra me e gli altri. Così il soggetto sono comunque io.
Ed è un po’ come cercare il principe azzurro e paragonarlo ad ogni uomo che frequentiamo. Il principe è sempre meglio. Io sono sempre meglio. Ma così facendo si perde la magia. Capisco che nell'incontro, può anche essere leggero e leggiadro. Si può toccare, sfiorare, vedere la propria identità e quella di qualcun altro senza il bisogno di avvinghiarcisi dentro. Si può incontrare senza giudicare. La magia della connessione con altri esseri  umani sta proprio, secondo me, nella possibilità di vedere altri mondi, anche senza il bisogno di compenetrarli. E non puoi essere spettatore, o meglio regista, se vuoi essere anche protagonista.

Ciò che c’è, in relazione con gli altri, si scontra sempre con ciò che io ho previsto ci DEBBA essere. Ha poco senso, anche grammaticale noto, ma le mie repentine delusioni accadono perché la mia aspettativa non si compie. Sono un oracolo che crede solo nelle sue visioni senza accogliere la meravigliosa possibilità del mistero che le altre persone possono portare nella mia vita. Sono un lavoratore minuzioso, un sarto che confeziona vestiti e obbliga gli altri ad indossarli. E qualcuno, pur di starmi vicino lo fa pure. Mi dispiace. 
Taglio e cucio e stringo e se il comportamento esula dal travestimento, sguscio via.Mi rivedo in questo momento in tante situazioni dove ho preferito rimanere solo perché sapevo esattamente cosa sarebbe successo. Orribileeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee e tristeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Ma vero, lo vedo, lo riconosco, lo accolgo e cerco di mediarlo, perché stare con gli altri, in alcune situazioni mi piace e sempre arricchisce.

Si diventa più umani non solo quando si progredisce, ma quando ci si riconosce. Anche in qualcosa che non ci piace. E’ curioso come alcuni movimenti portino ad altri di diverso tipo. La flessione porta alla riflessione. I rimandi e i messaggi criptati che le nostre giornate ci regalano improvvisamente, da rebus indecifrabili, si trasformano misteri svelati. 

La bella serata di ieri si è conclusa con un viaggio in macchina con una persona speciale, un’affinità elettiva, amica e mentore. Una pazza gioiosa con la quale, tra presenze e assenze, risate sganasciate e silenzi, condivido 14 o 15 anni della mia vita. C’è apprendimento, c’è collaborazione, tanta intesa, immenso affetto e non posso fare altro che dire grazie CUG, dal profondissimo del cuore per tutto il tempo trascorso, per le occasioni e l’indulgenza; non per ultima per questa grande possibilità di abitare uno spazio condiviso tanto bello e potente.

Un incontro, con la cug, che ha segnato e dato una svolta alla mia vita. Una relazione sempre in movimento, in evoluzione, a volte in crisi ma mai per davvero. Un punto di riferimento, uno dei pochi nella mia vita, nel bene e nel male. Negli anni le ho girato intorno, l’ho evitata, criticata, amata, temuta. Ora è il momento in cui la scelgo per quello che è senza etichette e senza limiti. Perché è famiglia, divertimento, crescita e lavoro. 

 E perché è ora di accogliere chi abbiamo intorno completamente senza porre limiti. Essere liberi per me, oggi, significa permettere agli altri di essere se stessi.  E mentre scrivo penso a Gianni, Vivi, Ilaria, Daniele (entrambi) e altri con i quali ho dipinto e dipingo oggi l’affresco della mia vita.
Grazie.Davvero.Grazie.

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