giovedì 3 novembre 2016

LA NOTTE DEL VIANDANTE (Tra ego e comunione)


I colori dell’autunno mi avvolgono e mi cullano. Rossi intensi, i gialli nostalgici ed il marrone profumato della terra  sono i colori della madre che ci prepara, con una calda ninna nanna, al sonno dell’inverno. Ci culla nell’immobilità del corpo per permettere un più libero volo dell’anima e della mente. Un lavorio sub terreno, interno, che ci porterà  di nuovo alla primavera.

E proprio il sonno è protagonista dei miei pensieri. Sonno che mi manca, che rincorro senza raggiungere, di cui ho bisogno per dare il meglio di me in queste belle serate di condivisione e apprendimento. Riposo necessario per ballare come un forsennato al laboratorio di scrittura creativa, per cantare con il mio gruppo e per  studiare armonia musicale.
Il sonno non mi accoglie, sono io che devo andare a cercarlo, intrufolandomi di soppiatto tra le sue spire fumose senza farmi scorgere. Quante volte mi capita di depositarmi tra le sue avvolgenti braccia che poi si separano improvvisamente e mi fanno ricadere nella veglia, nel corpo infastidito, nell’insulsa materia.

Gli impegni, questi nuovi amici da ritrovare, ricordano avventure da condividere, progetti da portare avanti con decisione e fiducia e nuove esperienze assaporare. Nel silenzio del mio respiro, al buio, di notte, tornato le chiacchere, i consigli, i pareri, i momenti vissuti. Si manifestano le parole non dette, gli sguardi non condivisi, gli istanti persi.  
Tanto i miei giorni sono pieni, vivi, intensi, quanto le mie notti sono agitate, pensierose, intermittenti.
E la mattina dopo mi sveglio con una forza centrifuga distruttrice con la quale potrei annientare un continente e, allo stesso tempo, strizzare i panni di tutti gli abitanti dell’India.

Credo che sia solo una fase di transizione. Lavoro tutto il giorno, vado in palestra, la sera attività e incontri.La notte diventa il momento del raccoglimento, della riflessione. La rielaborazione di momenti che smuovono i miei oceani interiori, sia con moti armonici che con maremoti e Tzunami. 
Eventi che, come la luna, influiscono sulle maree del mio sentire e delle mie emozioni.

In questo cambiamento, questo viaggio verso, non posso nascondere che spesso rimango basito dalle mie reazioni: mi osservo, mi ascolto e poi mi sento attraverso gli altri; non sempre quello che percepisco  mi piace. E questi spiriti, incorporei ma tanto presenti, ritornano con l’oscurità per ricordare le loro promesse e le loro intenzioni.
Soprattutto con gruppi di persone, a volte mi ritrovo spiazzato. Ieri sera ho veramente avuto l’occasione di uscire dal sistema “Ivocentrico” e a godere dell’esperienza nell’altro.
Io sono molto ego-centrato, non posso (anzi non voglio) nasconderlo. La mia mente “macchiavellica” mi ha portato spesso a muovere tessere di mosaici sociali in modo che ne uscisse l’immagine che io avevo scelto a priori. Per fortuna la vita di coppia mi ha aiutato a spostarmi un po’ di lato per far spazio all’emanazione dell’altro e per godere della condivisione. Ma i miei mondi sono quasi sempre stati abitati solo da me. Una monarchia con un solo re ed un solo suddito. Sono propenso all’organizzazione, alla divinazione di ciò che accadrà. Ma se sai già cosa succede che noia!
Condividere vuole anche dire, almeno per me, saltare nel vuoto ad occhi chiusi. Rimanere disarmati a braccia aperte e lasciarsi trasportare dalle mille energie di mille persone diverse. Entrare in contatto significa essere pronti al mistero e alla magia. Aver voglia di entrare nello sconosciuto e spesso brancolare nel buio. E non sempre soddisfare i propri desideri, ma percepire la stessa soddisfazione quando si esaudiscono quelli di qualcun altro. Non si tratta solo di generosità, quindi di una rinuncia a favore di qualcun altro, ma proprio di piacere, di sentimento condiviso. Parlo di empatia. 
Si perde il concetto di “per me” e si acquisisce quello di “ per noi” dove io e te siamo la stessa massa argillosa pronta per essere plasmata. 
In un progetto che coinvolge altre persone si arriva ad un certo punto dove il sentire del gruppo, acquisisce una propria identità corale che abbraccia tutti i partecipanti. Questo l'ho notato ieri sera, ma pensandoci mi capita anche con il mio gruppo musicale.

Ragiono oggi sul fatto che forse questa mia voglia e di condividere e di esplorare al meglio i miei talenti, derivi da una tensione a diventare sia protagonista della mia avventura sia personaggio dell’avventura di qualcun altro allo stesso tempo. Incomincio a cogliere, leggero e impalpabile, visibile solo in controluce, l’altro anche come eroe del proprio viaggio e non come comparsa nel mio.
Ieri sera, al laboratorio di scrittura creativa, non mi sono sentito completamente soddisfatto. Ho avuto dubbi sul metodo, incertezze sulle mie reazioni e non mi sono riempito le tasche di gratitudine e energia come la settimana precedente. Può capitare, non si può essere sempre al top della percezione (soprattutto se sei un grinch come me!). E’ stato comunque tutto piacevole e divertente ma mi mancava una direzione, una finalità. La cosa interessante però e della quale sono grato al cosmo, è che questo sapore amarognolo, questa fastidiosa fame che rimane dopo una cena veloce, è stato spazzato via dalla condivisione delle impressioni degli altri partecipanti. La loro soddisfazione, il loro coinvolgimento, il loro darsi completamente alla situazione, mi ha saziato appieno. E quindi immagino che il metodo sia stato azzeccato, perché ha funzionato con tutti tranne che non me (in un certo modo). 

Ho inteso, intuito (nonostante lo avessi spesso pensato) che il sole non gira intorno a me ma sono io che posso cogliere l'occasione di girare insieme agli altri pianeti armonizzandoci tutti intorno alla luce e al calore.
Curiosa l’analogia con la vita quotidiana: se vuoi vivere con in tuoi spazi, seguendo esclusivamente le tue regole, circondandoti solo dei tuoi oggetti, disposti secondo il tuo gusto e senso dell’ordine allora devi vivere da solo. La condivisione e la convivenza nella sua accezione più amplia, implica necessariamente il compromesso. Compromesso inteso come fare spazio nel mio per lasciare che tu metta il tuo. Non è semplice ma è la chiave di volta per rendere la nostra vita più piena e più colorata.
E’ veramente bello e pieno di significato l’insegnamento che mi porto a casa. E’ una scoperta preziosa riconoscere gli altri nel loro diritto ad essere protagonisti. Che siano amici, famigliari o compagni di viaggio.
Ciò non toglie che l’esperienza possa essere traumatica, con un bagaglio di sentimenti difficili da gestire e poco simpatici. Si perde comunque qualcosa e quindi direi che ci sta vivere una certa forma di lutto.

Io spero di perdere l'accezione negativa che può assumere la mia voglia di protagonismo: da un lato mi spinge ad osare e dall altro a splendere così tanto da accecarmi e non vedere chi e cosa ho intorno. L’esperienza del sentire gli altri è fortissima. A volte mi sembra di essere investito da un treno in corsa, altre di essere preso all’improvviso da un cavaliere al galoppo sul suo purosangue. Delle volte mi arriva una leggera melodia e altre ancora è un’immersione in acque oscure. Ma, per me è sempre un  qualcosa di intenso e spesso.

L’ego è un animaletto fedele da tenere con rigore e disciplina: se gli dai troppo da mangiare diventa un gigante obeso, troppo ingombrante mentre se non lo sfami per niente, svanisce portandosi via con sé il tuo diritto a lasciare un’impronta nel mondo. Come tutte le cose nella vita, per armonizzare ci vuole equilibrio, quello del funambolo; leggero, instabile ma fiducioso.
 Se lasci entrare per forza di cose bisogna creare degli spazi dove chi entra si senta comodo. Non posso invitare qualcuno a casa mia mentre faccio i mestieri o dicendogli “ siediti lì in quell’angolo perché è l’unico spazio libero” (io in realtà l’ho anche fatto!).

Ritornando alle mie notti tormentate, ora esse sono i momenti di dialogo interiore dove le mie personalità e personaggi interagiscono animatamente perché il loro mondo si sta muovendo, la storia delle loro vicende si sta arricchendo e nuove trame si stanno sviluppando. La geografia del mio mondo interiore si trasforma con movimenti fluidi e talvolta con improvvisi terremoti. Tra eruzioni vulcaniche e cambiamenti climatici, si formano nuove montagne, nascono nuovi fiumi e si creano nuovi continenti. E come in tutte le belle e complesse storie, alcuni personaggi usciranno di scena, altri faranno la loro comparsa per la prima volta, ed altri ancora si evolveranno.
Vivere significa mettersi ogni giorno in gioco, rischiare, perdere e trovare. Ognuno è l’eroe del proprio viaggio ed è  anche personaggio nel viaggio di qualcun’altro.



Nessun commento:

Posta un commento