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E proprio il sonno è protagonista dei miei pensieri. Sonno
che mi manca, che rincorro senza raggiungere, di cui ho bisogno per dare il
meglio di me in queste belle serate di condivisione e apprendimento. Riposo
necessario per ballare come un forsennato al laboratorio di scrittura creativa,
per cantare con il mio gruppo e per
studiare armonia musicale.
Il sonno non mi accoglie, sono io che devo andare a
cercarlo, intrufolandomi di soppiatto tra le sue spire fumose senza farmi scorgere. Quante volte mi
capita di depositarmi tra le sue avvolgenti braccia che poi si separano
improvvisamente e mi fanno ricadere nella veglia, nel corpo infastidito, nell’insulsa
materia.
Gli impegni, questi nuovi amici da ritrovare, ricordano
avventure da condividere, progetti da portare avanti con decisione e fiducia e
nuove esperienze assaporare. Nel silenzio del mio respiro, al buio, di notte,
tornato le chiacchere, i consigli, i pareri, i momenti vissuti. Si manifestano
le parole non dette, gli sguardi non condivisi, gli istanti persi.
Tanto i miei giorni sono pieni, vivi, intensi, quanto le mie
notti sono agitate, pensierose, intermittenti.
E la mattina dopo mi sveglio con una forza centrifuga
distruttrice con la quale potrei annientare un continente e, allo stesso tempo,
strizzare i panni di tutti gli abitanti dell’India.
Credo che sia solo una fase di transizione. Lavoro tutto
il giorno, vado in palestra, la sera attività e incontri.La notte diventa il momento
del raccoglimento, della riflessione. La rielaborazione di momenti che smuovono
i miei oceani interiori, sia con moti armonici che con maremoti e Tzunami.
Eventi
che, come la luna, influiscono sulle maree del mio sentire e delle mie
emozioni.
In questo cambiamento, questo viaggio verso, non posso
nascondere che spesso rimango basito dalle mie reazioni: mi osservo, mi ascolto
e poi mi sento attraverso gli altri; non sempre quello che percepisco mi piace. E questi spiriti, incorporei ma tanto
presenti, ritornano con l’oscurità per ricordare le loro promesse e le loro
intenzioni.
Soprattutto con gruppi di persone, a volte mi ritrovo
spiazzato. Ieri sera ho veramente avuto l’occasione di uscire dal sistema
“Ivocentrico” e a godere dell’esperienza nell’altro.
Io sono molto ego-centrato, non posso (anzi non voglio)
nasconderlo. La mia mente “macchiavellica” mi ha portato spesso a muovere
tessere di mosaici sociali in modo che ne uscisse l’immagine che io avevo scelto
a priori. Per fortuna la vita di coppia mi ha aiutato a spostarmi un po’ di
lato per far spazio all’emanazione dell’altro e per godere della condivisione.
Ma i miei mondi sono quasi sempre stati abitati solo da me. Una monarchia con
un solo re ed un solo suddito. Sono propenso all’organizzazione, alla
divinazione di ciò che accadrà. Ma se sai già cosa succede che noia!
Condividere vuole anche dire, almeno per me, saltare nel vuoto
ad occhi chiusi. Rimanere disarmati a braccia aperte e lasciarsi trasportare
dalle mille energie di mille persone diverse. Entrare in contatto significa
essere pronti al mistero e alla magia. Aver voglia di entrare nello sconosciuto
e spesso brancolare nel buio. E non sempre soddisfare i propri desideri, ma percepire la stessa soddisfazione quando si esaudiscono quelli di qualcun altro. Non si tratta solo di generosità, quindi di una rinuncia a favore di qualcun altro, ma proprio di piacere, di sentimento condiviso. Parlo di empatia.
Si perde il concetto di “per me” e si acquisisce quello di “ per noi”
dove io e te siamo la stessa massa argillosa pronta per essere plasmata.
In un progetto che coinvolge altre persone si arriva ad un certo punto dove il sentire del gruppo, acquisisce una propria identità corale che abbraccia tutti i partecipanti. Questo l'ho notato ieri sera, ma pensandoci mi capita anche con il mio gruppo musicale.
Ragiono oggi sul fatto che forse questa mia voglia e di
condividere e di esplorare al meglio i miei talenti, derivi da una tensione a
diventare sia protagonista della mia avventura sia personaggio dell’avventura di qualcun
altro allo stesso tempo. Incomincio a cogliere, leggero e impalpabile, visibile solo in controluce, l’altro anche come eroe del proprio viaggio e non
come comparsa nel mio.
Ieri sera, al laboratorio di scrittura creativa, non mi sono
sentito completamente soddisfatto. Ho avuto dubbi sul metodo, incertezze sulle
mie reazioni e non mi sono riempito le tasche di gratitudine e energia come la
settimana precedente. Può capitare, non si può essere sempre al top della
percezione (soprattutto se sei un grinch come me!). E’ stato comunque tutto piacevole e divertente ma mi mancava una direzione, una
finalità. La cosa interessante però e della quale sono grato al cosmo, è che
questo sapore amarognolo, questa fastidiosa fame che rimane dopo una cena veloce, è stato spazzato via dalla condivisione delle impressioni degli
altri partecipanti. La loro soddisfazione, il loro coinvolgimento, il loro
darsi completamente alla situazione, mi ha saziato appieno. E quindi
immagino che il metodo sia stato azzeccato, perché ha funzionato con tutti
tranne che non me (in un certo modo).
Ho inteso, intuito (nonostante lo avessi spesso pensato) che il sole non gira intorno a me ma sono io che posso cogliere l'occasione di girare insieme agli altri pianeti armonizzandoci tutti intorno alla luce e al calore.
Curiosa l’analogia
con la vita quotidiana: se vuoi vivere con in tuoi spazi, seguendo
esclusivamente le tue regole, circondandoti solo dei tuoi oggetti, disposti
secondo il tuo gusto e senso dell’ordine allora devi vivere da solo. La
condivisione e la convivenza nella sua accezione più amplia, implica
necessariamente il compromesso. Compromesso inteso come fare spazio nel mio per
lasciare che tu metta il tuo. Non è semplice ma è la chiave di volta per
rendere la nostra vita più piena e più colorata.
E’ veramente bello e pieno di significato l’insegnamento che
mi porto a casa. E’ una scoperta preziosa riconoscere gli altri nel loro
diritto ad essere protagonisti. Che siano amici, famigliari o compagni di
viaggio.
Ciò non toglie che l’esperienza possa essere traumatica, con
un bagaglio di sentimenti difficili da gestire e poco simpatici. Si perde
comunque qualcosa e quindi direi che ci sta vivere una certa forma di lutto.
Io spero di perdere l'accezione negativa che può
assumere la mia voglia di protagonismo: da un lato mi spinge ad osare e dall altro
a splendere così tanto da accecarmi e non vedere chi e cosa ho intorno. L’esperienza
del sentire gli altri è fortissima. A volte mi sembra di essere investito da un
treno in corsa, altre di essere preso all’improvviso da un cavaliere al galoppo
sul suo purosangue. Delle volte mi arriva una leggera melodia e altre ancora è
un’immersione in acque oscure. Ma, per me è sempre un qualcosa di intenso e spesso.
L’ego è un animaletto fedele da tenere con rigore e
disciplina: se gli dai troppo da mangiare diventa un gigante obeso, troppo
ingombrante mentre se non lo sfami per niente, svanisce portandosi via con sé
il tuo diritto a lasciare un’impronta nel mondo. Come tutte le cose nella vita,
per armonizzare ci vuole equilibrio, quello del funambolo; leggero, instabile
ma fiducioso.
Se lasci entrare per
forza di cose bisogna creare degli spazi dove chi entra si senta comodo. Non
posso invitare qualcuno a casa mia mentre faccio i mestieri o dicendogli “
siediti lì in quell’angolo perché è l’unico spazio libero” (io in realtà l’ho
anche fatto!).
Ritornando alle mie notti tormentate, ora esse sono i momenti
di dialogo interiore dove le mie personalità e personaggi interagiscono animatamente perché il loro mondo si sta muovendo, la storia delle loro vicende
si sta arricchendo e nuove trame si stanno sviluppando. La geografia del mio
mondo interiore si trasforma con movimenti fluidi e talvolta con improvvisi
terremoti. Tra eruzioni vulcaniche e cambiamenti climatici, si formano nuove
montagne, nascono nuovi fiumi e si creano nuovi continenti. E come in tutte le
belle e complesse storie, alcuni personaggi usciranno di scena, altri
faranno la loro comparsa per la prima volta, ed altri ancora si evolveranno.
Vivere significa mettersi ogni giorno in gioco, rischiare,
perdere e trovare. Ognuno è l’eroe del proprio viaggio ed è anche personaggio nel
viaggio di qualcun’altro.
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