martedì 8 novembre 2016

IL SENTIMENTO DELLE STELLE

Improvvisamente, tra una mail ed una telefonata, in questo faticoso Lunedi , appare davanti a me uno sguardo, un sorriso, il suono di una voce. Il mio cuore si scalda e si dilata, si riempie di gratitudine e intesa fino quasi a fare male. Immagini mentali che riverberano dentro di me in sentimenti caldi e avvolgenti.

Questo è il regalo che mi porto a casa ogni volta che frequento la Corte Dalì. Questo centro dell’arte sociale (quale definizione più azzeccata) esiste da qualche anno ormai, nato grazie all’abilità e alla fiducia della cug (grande cug), ma solo adesso mi sento pronto ad “abitarla”. L’ho frequentata nel tempo facendo qualche concerto, sempre da esterno, per poco…. Toccata e fuga insomma.  Mentre ora posso dire che da un mese io e quel posto tanto metafisico, ci stiamo conoscendo meglio.

Ora la corte conosce qualche mio dubbio, i miei sorrisi più sinceri, alcune paure. Conosce il mio odore (non sempre gradevole immagino, soprattutto con i 200 gradi costanti dei caloriferi). Nei suoi caldi ambienti ho  incontrato delle donne che hanno voglia di scoprirsi, di viaggiare anche quando l’esplorazione è difficile e dolorosa. Esseri umani che cercano, e sempre trovano qualcosa. Tante belle donne. La frequentazione prevalentemente femminile della corte all’inizio mi aveva un po’ frenato. Forse ho la paura della vagina dentata che mi perseguita? Perché? E allora? Se sono tutte donne ? Cosa sono, razzista? Xenofobo? Ho paura che la gente mi chiami femminuccia perché sto con le femmine? Sono pure Gay! Probabilmente era una copertura che rimontava alla mia infanzia di giovane e insicuro omosessuale. Povero me. Adesso, da adulto (per la maggior parte del tempo almeno) sono onoratissimo e grato di camminare questi complessi universi femminili.
Sono emotivamente sconvolto (in senso positivo) da ciò che ho vissuto sabato, in corte ovviamente. E qui arriva la parte difficile perché descrivere puro sentire a parole filtrate dalla ragione è un’impresa.

La costellazione.
Credo che come prima presentazione il nome non dia il giusto merito all’attività. Io per primo, a questo sostantivo associo cartomanti, indovini, tarocchi, astrologia e via dicendo. Viviamo un momento storico di forte attaccamento alla materia e come bilanciamento sempre più persone vogliono riconnettersi con lo spirituale. Esistono tanti, troppi cialtroni che nel migliore dei casi spillano soldi a sprovveduti e nel peggiore creano dei danni enormi.

La costellazione non è nulla di tutto questo. L’attività si svolge con un gruppo di persone. Ci si siede in circolo e c’è un professionista (una persona che è stata formata per gestire tale attività). I partecipanti sono sia costellati, che rappresentanti. I costellati faranno la propria costellazione accompagnati dal costellatore mentre i rappresentanti partecipano alla costellazione senza esserne protagonisti. Ma in cosa consiste la costellazione? Il costellato esprime un desiderio riguardo qualsiasi aspetto della propria vita voglia migliorare o cambiare. Il costellatore individua insieme al costellato delle persone appartenenti solitamente alla famiglia del costellato da rappresentare fisicamente nello spazio. Entrano in gioco quindi i rappresentanti: scelti dal costellato rappresentano appunto gli affetti, la famiglia, o anche sentimenti che caratterizzano la “situazione problematica”. 

Nello spazio quindi si dispongono le persone che ,come stelle, formano un tracciato, una costellazione appunto. Grazie alla guida del costellatore capace, offrono un’occasione per vedere la propria situazione (dall’esterno prima e dall’interno dopo) e cogliere alcuni atteggiamenti  e sentimenti  fino a quel momento nascosti o coperti da meccanismi di difesa. Il fatto poi che ci sia anche un rappresentante per il costellato rende ancora più potente la dinamica.

Non voglio entrare troppo nel merito. Quello di cui voglio scrivere invece è la magia che si crea. La posizione assunta dai rappresentanti (di solito si piazzano liberamente nello spazio) e le emozioni che provano (ognuno rimane se stesso pur rappresentando ad esempio il padre del costellato) rispecchiano quelle dei rappresentati. Il costellato già scegliendo chi sarà il rappresentante di suo fratello o di sua madre o del marito, riconosce un pre-esistente legame energetico. E’ difficile da spiegare, ma l’ho vissuto e avuto modo di riprovarlo più volte durante la giornata. Immagino qualcuno leggere queste righe e pensare “ si vabbè, prima c’era il mago Otelma e adesso c’è la costellazione”. Liberi di farlo ma non è così.

Non mi reputo uno sprovveduto. Sono molto scettico in generale, soprattutto diffido di persone che vantano la capacità di guarirti e curarti su vari livelli. Sono conscio anche che un gruppo di persone può rendere reale ciò che reale non è, ma non è questo il caso. Sono arrivato in corte sabato mattina stanchissimo per la settimana, non volevo partecipare a quello che a priori mi sembrava una roba simpatica ma fondamentalmente inutile. In realtà  ho incontrato una persona capace e severa, che non era lì né per asciugare lacrime né per dirti che sei bello e bravo e che l’anima vola tra i fiori. 

Giuseppe era lì perché crede nel metodo che propone e sa dimostrare che funziona. Dopo la prima costellazione ero pronto a fidarmi di lui, della sua conoscenza e dei suoi strumenti .

Partendo dal presupposto che il 99% dei nostri problemi, delle nostre difficoltà, ha origine nelle dinamiche famigliari, la rappresentazione fisica dei componenti della famiglia e di sè stessi è molto potente e diretta. Vedersi dal fuori e potersi confrontare con dei rappresentanti che sono l’immagine nel cuore, il vissuto che ci portiamo dentro di noi di quelle persone che nel bene e nel male hanno contribuito a plasmare la nostra personalità, permette di riconoscere meccanismi e coperture che spesso frustrano il nostro diritto alla felicità. E a volte di trasformarli.
Oltre a tecniche precise, a studi complessi, nella costellazione esiste la magia che lega tutti gli esseri umani. Le emozioni che nascono nei rappresentanti e la disposizione fisica nello spazio, rispecchiano le emozioni provate nella realtà dai rappresentati, permettendo al costellato di cogliere un nuovo SENTIRE che sfoci nella consapevolezza, in una verità libera da maschere e sovrastrutture. Vedi la tua situazione dall’alto e dall’esterno.

La prima cosa che ho imparato è che siamo sempre noi gli artefici della nostra infelicità. Siamo abilissimi nel creare un loop di insoddisfazione per continuare a legittimare ciò di cui a parole vogliamo liberarci. Queste catene sono così avvinghiate a polsi e caviglie e da così tanto tempo che, pur riconoscendole come ostacolo, non riusciamo a immaginare la vita senza di loro. Con la testa le vogliamo togliere perché non ha senso vivere incatenati, ma con il cuore facciamo di tutto per tenercele strette. Perché quelle catene ci dicono chi siamo, ci definiscono e in qualche modo ci fanno sentire dove apparteniamo. Il potere della costellazione non è quello di farci vedere le catene (siamo lì proprio perché le vediamo) ma di farci sentire quanto esse pesino, il rumore che fanno quando le trasciniamo e il dolore che provocano quando il ferro sfrega sulla pelle. La costellazione ci permette di prendere coscienza del fatto che siamo noi che abbiamo creato le catene e siamo solo noi che non possiamo togliercele.

 Per cambiare bisogna prendere coscienza di dove si è e dei nostri limiti; il tanto agognato cambiamento non è sempre risolutivo. Ciò che veramente trasforma, ciò che è magico, è RICONOSCERE.  Riconoscere in se stessi un meccanismo di difesa, una nostra zona erronea, un comportamento auto distruttivo, apre le porte al cambiamento. Sentire chi siamo adesso (che ci piaccia o meno) ci permette di tendere verso chi saremo. Cerchiamo spesso soluzioni veloci a problemi che ci portiamo dentro da anni, dalla nostra infanzia. Frequentiamo un seminario, leggiamo un libro, vediamo un video con la pretesa di risolvere la nostra vita e avere il potere di trasformare il deserto in oceano.

 Io credo, ho vissuto, ho SENTITO che molto spesso parliamo di cambiamento ma in realtà è l’ultima cosa che vogliamo. C’è sempre una parte di noi che si afferra al proprio dolore, alla propria perversione perché non vuole andare oltre, non vuole perdere nulla.
E forse è vero, un salto nel buio può essere troppo spaventoso, allora basta prendere consapevolezza di chi siamo, che gioco stiamo facendo e da dove viene tutto ciò. Riconoscere con il cuore e non con la mente, SENTIRE e SENTIRSI veramente. Questa è la magia.

Purtroppo la maggior parte degli uomini ha paura di volare. Ha paura e non vuole essere responsabile della propria gioia e spesso si condanna all’oblio. Solo riconoscendolo posso attivare un processo di guarigione e cambiamento. Come per gli alcolisti anonimi. Il primo passo consiste nel riconoscere la propria dipendenza.

Vedendo le diverse costellazioni, ho sentito un forte senso di unità, mi sono  immedesimato… Tutti insieme ci siamo dispiaciuti, arrabbiati e commossi. Ma soprattutto abbiamo condiviso un’intimità unica e potentissima.

Sabato me ne sono andato dalla Corte avendo ancora più chiaro che siamo veramente un unico popolo, una macro persona che si declina in milioni di incarnazioni. O più semplicemente siamo foglie dello stesso albero. Ed è stato sorprendente verificarlo con mano durante quella giornata piovosa. Esistono delle connessioni che vanno oltre la conoscenza diretta. Quello che viviamo può essere apparentemente così diverso ma alla fine sottende delle similitudini pazzesche.
Tutti cerchiamo un padre, una madre, un luogo d’origine ed una direzione.
Quasi tutti spendono la maggior parte del tempo nel desiderare quello che non hanno perdendosi l’occasione di vivere e SENTIRE quello che veramente c’è a portata di mano(che di solito è tantissimo)
Qualcuno preferisce diventare cieco, sordo e insensibile per paura di soffrire, quando già si sta vivendo la sofferenza più grande.

Io ho cercato la pace senza rendermi conto di aver iniziato una guerra.

Incontrare la verità può essere doloroso, ma vi assicuro, fa di nuovo respirare a pieni polmoni.


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