Improvvisamente, tra una mail ed una telefonata, in questo
faticoso Lunedi , appare davanti a me uno sguardo, un sorriso, il suono di una
voce. Il mio cuore si scalda e si dilata, si riempie di gratitudine e intesa
fino quasi a fare male. Immagini mentali che riverberano dentro di me in
sentimenti caldi e avvolgenti.
Questo è il regalo che mi porto a casa ogni volta che
frequento la Corte Dalì. Questo centro dell’arte sociale (quale definizione più
azzeccata) esiste da qualche anno ormai, nato grazie all’abilità e alla fiducia
della cug (grande cug), ma solo adesso mi sento pronto ad “abitarla”. L’ho
frequentata nel tempo facendo qualche concerto, sempre da esterno, per poco….
Toccata e fuga insomma. Mentre ora posso
dire che da un mese io e quel posto tanto metafisico, ci stiamo conoscendo
meglio.
Ora la corte conosce qualche mio dubbio, i miei sorrisi più
sinceri, alcune paure. Conosce il mio odore (non sempre gradevole immagino,
soprattutto con i 200 gradi costanti dei caloriferi). Nei suoi caldi ambienti
ho incontrato delle donne che hanno
voglia di scoprirsi, di viaggiare anche quando l’esplorazione è difficile e
dolorosa. Esseri umani che cercano, e sempre trovano qualcosa. Tante belle
donne. La frequentazione prevalentemente femminile della corte all’inizio mi
aveva un po’ frenato. Forse ho la paura della vagina dentata che mi perseguita?
Perché? E allora? Se sono tutte donne ? Cosa sono, razzista? Xenofobo? Ho paura
che la gente mi chiami femminuccia perché sto con le femmine? Sono pure Gay!
Probabilmente era una copertura che rimontava alla mia infanzia di giovane e
insicuro omosessuale. Povero me. Adesso, da adulto (per la maggior parte del
tempo almeno) sono onoratissimo e grato di camminare questi complessi universi
femminili.
Sono emotivamente sconvolto (in senso positivo) da ciò che
ho vissuto sabato, in corte ovviamente. E qui arriva la parte difficile perché
descrivere puro sentire a parole filtrate dalla ragione è un’impresa.
La costellazione.
Credo che come prima presentazione il nome non dia il giusto
merito all’attività. Io per primo, a questo sostantivo associo cartomanti,
indovini, tarocchi, astrologia e via dicendo. Viviamo un momento storico di
forte attaccamento alla materia e come bilanciamento sempre più persone
vogliono riconnettersi con lo spirituale. Esistono tanti, troppi cialtroni che
nel migliore dei casi spillano soldi a sprovveduti e nel peggiore creano dei
danni enormi.
La costellazione non è nulla di tutto questo. L’attività si
svolge con un gruppo di persone. Ci si siede in circolo e c’è un professionista
(una persona che è stata formata per gestire tale attività). I partecipanti
sono sia costellati, che rappresentanti. I costellati faranno la propria
costellazione accompagnati dal costellatore mentre i rappresentanti partecipano
alla costellazione senza esserne protagonisti. Ma in cosa consiste la
costellazione? Il costellato esprime un desiderio riguardo qualsiasi aspetto
della propria vita voglia migliorare o cambiare. Il costellatore individua
insieme al costellato delle persone appartenenti solitamente alla famiglia del
costellato da rappresentare fisicamente nello spazio. Entrano in gioco quindi i
rappresentanti: scelti dal costellato rappresentano appunto gli affetti, la
famiglia, o anche sentimenti che caratterizzano la “situazione problematica”.
Nello
spazio quindi si dispongono le persone che ,come stelle, formano un tracciato,
una costellazione appunto. Grazie alla guida del costellatore capace, offrono un’occasione
per vedere la propria situazione (dall’esterno prima e dall’interno dopo) e
cogliere alcuni atteggiamenti e sentimenti fino a quel momento nascosti o coperti da
meccanismi di difesa. Il fatto poi che ci sia anche un rappresentante per il
costellato rende ancora più potente la dinamica.
Non voglio entrare troppo nel merito. Quello di cui voglio
scrivere invece è la magia che si crea. La posizione assunta dai rappresentanti
(di solito si piazzano liberamente nello spazio) e le emozioni che provano
(ognuno rimane se stesso pur rappresentando ad esempio il padre del costellato)
rispecchiano quelle dei rappresentati. Il costellato già scegliendo chi sarà il
rappresentante di suo fratello o di sua madre o del marito, riconosce un pre-esistente
legame energetico. E’ difficile da spiegare, ma l’ho vissuto e avuto modo di
riprovarlo più volte durante la giornata. Immagino qualcuno leggere queste
righe e pensare “ si vabbè, prima c’era il mago Otelma e adesso c’è la
costellazione”. Liberi di farlo ma non è così.
Non mi reputo uno sprovveduto. Sono molto scettico in
generale, soprattutto diffido di persone che vantano la capacità di guarirti e
curarti su vari livelli. Sono conscio anche che un gruppo di persone può
rendere reale ciò che reale non è, ma non è questo il caso. Sono arrivato in
corte sabato mattina stanchissimo per la settimana, non volevo partecipare a quello
che a priori mi sembrava una roba simpatica ma fondamentalmente inutile. In realtà
ho incontrato una persona capace e
severa, che non era lì né per asciugare lacrime né per dirti che sei bello e
bravo e che l’anima vola tra i fiori.
Giuseppe era lì perché crede nel metodo
che propone e sa dimostrare che funziona. Dopo la prima costellazione ero
pronto a fidarmi di lui, della sua conoscenza e dei suoi strumenti .
Partendo dal presupposto che il 99% dei nostri problemi,
delle nostre difficoltà, ha origine nelle dinamiche famigliari, la
rappresentazione fisica dei componenti della famiglia e di sè stessi è molto
potente e diretta. Vedersi dal fuori e potersi confrontare con dei
rappresentanti che sono l’immagine nel cuore, il vissuto che ci portiamo dentro
di noi di quelle persone che nel bene e nel male hanno contribuito a plasmare
la nostra personalità, permette di riconoscere meccanismi e coperture che
spesso frustrano il nostro diritto alla felicità. E a volte di trasformarli.
Oltre a tecniche precise, a studi complessi, nella
costellazione esiste la magia che lega tutti gli esseri umani. Le emozioni che
nascono nei rappresentanti e la disposizione fisica nello spazio, rispecchiano
le emozioni provate nella realtà dai rappresentati, permettendo al costellato
di cogliere un nuovo SENTIRE che sfoci nella consapevolezza, in una verità libera
da maschere e sovrastrutture. Vedi la tua situazione dall’alto e dall’esterno.
La prima cosa che ho imparato è che siamo sempre noi gli
artefici della nostra infelicità. Siamo abilissimi nel creare un loop di
insoddisfazione per continuare a legittimare ciò di cui a parole vogliamo
liberarci. Queste catene sono così avvinghiate a polsi e caviglie e da così
tanto tempo che, pur riconoscendole come ostacolo, non riusciamo a immaginare
la vita senza di loro. Con la testa le vogliamo togliere perché non ha senso
vivere incatenati, ma con il cuore facciamo di tutto per tenercele strette.
Perché quelle catene ci dicono chi siamo, ci definiscono e in qualche modo ci
fanno sentire dove apparteniamo. Il potere della costellazione non è quello di
farci vedere le catene (siamo lì proprio perché le vediamo) ma di farci sentire
quanto esse pesino, il rumore che fanno quando le trasciniamo e il dolore che
provocano quando il ferro sfrega sulla pelle. La costellazione ci permette di
prendere coscienza del fatto che siamo noi che abbiamo creato le catene e siamo
solo noi che non possiamo togliercele.
Per cambiare bisogna prendere coscienza di dove si è e dei nostri limiti; il tanto agognato cambiamento non è
sempre risolutivo. Ciò che veramente trasforma, ciò che è magico, è
RICONOSCERE. Riconoscere in se stessi un
meccanismo di difesa, una nostra zona erronea, un comportamento auto
distruttivo, apre le porte al cambiamento. Sentire chi siamo adesso (che ci
piaccia o meno) ci permette di tendere verso chi saremo. Cerchiamo spesso
soluzioni veloci a problemi che ci portiamo dentro da anni, dalla nostra
infanzia. Frequentiamo un seminario, leggiamo un libro, vediamo un video con la
pretesa di risolvere la nostra vita e avere il potere di trasformare il deserto
in oceano.
Io credo, ho vissuto, ho SENTITO che molto spesso parliamo di
cambiamento ma in realtà è l’ultima cosa che vogliamo. C’è sempre una parte di
noi che si afferra al proprio dolore, alla propria perversione perché non vuole
andare oltre, non vuole perdere nulla.
E forse è vero, un salto nel buio può essere troppo
spaventoso, allora basta prendere consapevolezza di chi siamo, che gioco stiamo
facendo e da dove viene tutto ciò. Riconoscere con il cuore e non con la mente,
SENTIRE e SENTIRSI veramente. Questa è la magia.
Purtroppo la maggior parte degli uomini ha paura di volare.
Ha paura e non vuole essere responsabile della propria gioia e spesso si
condanna all’oblio. Solo riconoscendolo posso attivare un processo di
guarigione e cambiamento. Come per gli alcolisti anonimi. Il primo passo
consiste nel riconoscere la propria dipendenza.
Vedendo le diverse costellazioni, ho sentito un forte senso
di unità, mi sono immedesimato… Tutti
insieme ci siamo dispiaciuti, arrabbiati e commossi. Ma soprattutto abbiamo
condiviso un’intimità unica e potentissima.
Sabato me ne sono andato dalla Corte avendo ancora più
chiaro che siamo veramente un unico popolo, una macro persona che si declina in
milioni di incarnazioni. O più semplicemente siamo foglie dello stesso albero.
Ed è stato sorprendente verificarlo con mano durante quella giornata piovosa.
Esistono delle connessioni che vanno oltre la conoscenza diretta. Quello che
viviamo può essere apparentemente così diverso ma alla fine sottende delle
similitudini pazzesche.
Tutti cerchiamo un padre, una madre, un luogo d’origine ed
una direzione.
Quasi tutti spendono la maggior parte del tempo nel
desiderare quello che non hanno perdendosi l’occasione di vivere e SENTIRE
quello che veramente c’è a portata di mano(che di solito è tantissimo)
Qualcuno preferisce diventare cieco, sordo e insensibile per
paura di soffrire, quando già si sta vivendo la sofferenza più grande.
Io ho cercato la pace senza rendermi conto di aver iniziato
una guerra.
Incontrare la verità può essere doloroso, ma vi assicuro, fa
di nuovo respirare a pieni polmoni.
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