Anche oggi sveglia dopo poche ore di sonno: una manciata di
minuti sparsi tra riflessione, dormiveglia e svenimento. Mi sono svegliato
comunque energico, pieno, perché ieri, forse più delle altre volte ho ricevuto tanto.
Oggi mi
sento un po’ guerriero non belligerante, o un viandante bello deciso sulla
direzione da prendere. Guerriero nell’atteggiamento, pronto a tutto, viandante
nell’azione. Cammino, sicuro, ed inizio ad avere la sensazione di lasciare un’impronta.
Mi sento in fase di completamento: è strano da scrivere, per
me che ho spesso vissuto al bordo e al di fuori. Nella continua ricerca di un posto nel mondo, credo di essere nella zona del "fuochino". Uno spazio tiepido per capire chi sono anche attraverso ciò che faccio. Incomincio a percepire un centro dentro di me che mi ancora al terreno
e non sono più così tanto in balia del vento. Da ramoscello le mie radici mi permettono di
trasformarmi in arbusto. Mentre i miei rami possono tendere al cielo. O così voglio pensare.
Ieri c’è stato un altro incontro con il laboratorio di
scrittura creativa. Mai il mio tempo è stato investito così bene. E quella
situazione è uno specchio (uno dei tanti) della mia vita in questo momento. Lì sono un po’
partecipante e un po’ conduttore, un po’ mi lascio andare e un po’ osservo e mi nutro. Durante il laboratorio riesco, a fatica, a spostare il focus sugli altri. E si ripresenta il mio sull’egoismo ed il tema della libertà. Mettersi da parte per lasciare spazio a qualcun
altro fa bene. Fa bene a me ovviamente che pecco di troppo egocentrismo. Strano ma è
come trovare un centro spostandomi dal mio. Trovare una posizione comoda e
finalmente dire ah, credo che sia il mio posto. Non più trono di spade ma
soffice poltrona.
Gli anni passati a martoriare e indebolire la mia autostima
mi hanno portato a rifiutare spesso il confronto, la vicinanza, lo scambio. Sono
scappato tanto di quelle volte che potrei essere un velocista olimpionico. E
questo tema del correre via si insinua in me dando una nuova chiave di lettura
alla mia impossibilità fisica di correre (ho avuto un problema circolatorio
alla gamba sinistra, squartamento chirurgico, cicatrici da pirata o gladiatore
e gamba rincoglionita). Pensavo che fosse solo un suggerimento cosmico per
prendere il mio tempo nel fare le cose, senza precipitare ma gradualmente
avvicinarmi e godere di più il momento. Ma forse non era solo quello.
Intuisco ora che si trattava anche di un
invito a non scappare più via ma a rimanere, senza scuse e senza pretese, dove
in qualche modo, scelgo di stare (scegliamo sempre, anche quando ci sembra di subire l'ira degli dei).
Ritorna spesso e oggi colgo questa mia sfuggevolezza,
questa mia capacità di rendermi “viscido” come un’anguilla e non poter essere
afferrato.
La prima persona che mi ha fatto stare è ovviamente Gianni.
Prima di lui ci sono state persone che mi hanno fatto incontrare con il mio
essere anfibio, ma lui ha spezzato la maledizione e da anguilla sono diventato salamandra.
Un buon passo avanti. E di passi da fare ne vedo ancora tanti e sono così contento
di aver voglia di farli, con il mio ritmo ma con decisione e fiducia.
Nella mia testa e nel mio petto riecheggia anche la parola
libertà, che negli ultimi post sento la necessità di menzionare. Mi sento
sempre più libero di dire ciò che penso, di fare ciò che mi sento, anche di
pentirmene subito dopo magari. Non cammino nel giusto, ma cammino nel vero del
mio presente. E mi interessa sbagliare, confrontarmi , imparare se possibile
seguendo sempre quella voce interiore che finalmente ha un volume percepibile
dal mio cuore. Sono più libero del pensiero altrui, del giudizio, delle analisi. Soprattutto se mi riguardano.
36 anni, la maggior parte dei quali passati nella sensazione
del difetto, dell'inadeguatezza. Questo sentire corrosivo nel tempo è diventato un compagno fedele, un
parassita con il quale mi riconoscevo. Ora cerco di liberamene, sentendo che un pò si sgretola al vento come terra secca.
Finalmente, dal groviglio di lana
nera stanno uscendo dei bei fili colorati che si districano e si muovono per il
mondo. Onorare i propri talenti in maniera personale e vera, sentirsi in
diritto di parlare, dissentire, cantare, giocare, amare e condividere; osservare, contemplare o
semplicemente stare in disparte. Avere
la possibilità di credere, rinunciare, impegnarsi, resistere e combattere senza
bisogno di ferire per continuare a tirarsi sempre più fuori da un contenitore
che ci costruiamo durante tutta la vita e che quasi sempre è troppo piccolo e
scomodo.
Il laboratorio di scrittura creativa si sta rivelando per me
anche un corso di formazione. Un percorso iniziatico che condivido con belle anime che non
si tirano mai indietro e che hanno voglia di darsi completamente. Persone che
insegnano mentre imparano e la verità è così luminosa che a volte devo distogliere lo
sguardo.In una serata vivo tante sensazioni diverse, complesse, contrarie. A
volte incontro un mio sentire che crea ostacoli invece che scorciatoie ma mai
me ne vado con le tasche vuote. Imparo o riconosco sempre qualcosa su me con gli altri.
E’ difficile stare con se stessi, senza distrazioni, ma per me è difficile
anche stare con gli altri. Difficile nel senso di impegnativo e ricchissimo
allo stesso tempo. Come stare davanti ad un banchetto regale, con così tante
pietanze diverse da aver paura di fare indigestione. Ed è anche come una sala
degli specchi piena di mie immagini somiglianti anche se non le riconosco
tutte. C’è così tanto, così diverso (e uguale per certi versi) che non c’è
spazio per "il me", per il mio amico ego.E ne soffro. Mi capita ancora
(arg) il paragone tra me e gli altri. Così il soggetto sono comunque io.
Ed è un po’ come cercare il principe azzurro e
paragonarlo ad ogni uomo che frequentiamo. Il principe è sempre meglio.
Io sono sempre meglio. Ma così facendo si perde la magia. Capisco che nell'incontro, può anche essere leggero e leggiadro. Si può toccare, sfiorare, vedere la propria identità e quella di qualcun altro senza il bisogno di avvinghiarcisi dentro. Si può incontrare senza giudicare. La magia della connessione con
altri esseri umani sta proprio, secondo
me, nella possibilità di vedere altri mondi, anche senza il bisogno di
compenetrarli. E non puoi essere spettatore, o meglio regista, se vuoi essere
anche protagonista.
Ciò che c’è, in relazione con gli altri, si scontra sempre
con ciò che io ho previsto ci DEBBA essere. Ha poco senso, anche
grammaticale noto, ma le mie repentine delusioni accadono perché la mia
aspettativa non si compie. Sono un oracolo che crede solo nelle sue visioni
senza accogliere la meravigliosa possibilità del mistero che le altre persone
possono portare nella mia vita. Sono un lavoratore minuzioso, un sarto che
confeziona vestiti e obbliga gli altri ad indossarli. E qualcuno, pur di starmi
vicino lo fa pure. Mi dispiace.
Taglio e cucio e stringo e se il comportamento esula dal
travestimento, sguscio via.Mi rivedo in questo momento in tante
situazioni dove ho preferito rimanere solo perché sapevo esattamente cosa
sarebbe successo. Orribileeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee e
tristeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Ma vero, lo vedo, lo riconosco, lo
accolgo e cerco di mediarlo, perché stare con gli altri, in alcune situazioni
mi piace e sempre arricchisce.
Si diventa più umani non solo quando si progredisce, ma
quando ci si riconosce. Anche in qualcosa che non ci piace. E’ curioso come
alcuni movimenti portino ad altri di diverso tipo. La flessione porta alla
riflessione. I rimandi e i messaggi criptati che le nostre giornate ci
regalano improvvisamente, da rebus indecifrabili, si trasformano misteri svelati.
La bella serata di ieri si è conclusa con un viaggio in
macchina con una persona speciale, un’affinità elettiva, amica e mentore. Una
pazza gioiosa con la quale, tra presenze e assenze, risate sganasciate e
silenzi, condivido 14 o 15 anni della mia vita. C’è apprendimento, c’è
collaborazione, tanta intesa, immenso affetto e non posso fare altro che dire
grazie CUG, dal profondissimo del cuore per tutto il tempo trascorso, per le
occasioni e l’indulgenza; non per ultima per questa grande possibilità di
abitare uno spazio condiviso tanto bello e potente.
Un incontro, con la cug, che ha segnato e dato una svolta
alla mia vita. Una relazione sempre in movimento, in evoluzione, a volte in
crisi ma mai per davvero. Un punto di riferimento, uno dei pochi nella mia
vita, nel bene e nel male. Negli anni le ho girato intorno, l’ho evitata,
criticata, amata, temuta. Ora è il momento in cui la scelgo per quello che è
senza etichette e senza limiti. Perché è famiglia, divertimento, crescita e
lavoro.
E perché è ora di
accogliere chi abbiamo intorno completamente senza porre limiti. Essere liberi per
me, oggi, significa permettere agli altri di essere se stessi. E mentre scrivo penso a Gianni, Vivi, Ilaria,
Daniele (entrambi) e altri con i quali ho dipinto e dipingo oggi l’affresco
della mia vita.
Grazie.Davvero.Grazie.