giovedì 8 settembre 2016

LA RIVINCITA DEL 14

Al lavoro, ho appena perso la battaglia contro il carattere 14. Anzi, decido di arrendermi, issare bandiera bianca e terminare questa guerra con alcuni aspetti della tecnologia. Non so voi, ma è una costante della mia vita, avere a che fare con la tecnologia, utilizzarla ed esserne affascinato, ed avere la sensazione di non possedere mai completamente gli strumenti per gestirla. Dovrebbe essere lei al mio servizio ma in realtà sono io che mi piego ai sui capricci. E mi arrendo.
Carattere 14 hai vinto.

E’ da qualche giorno che sulla mail, quando ne devo redigere una nuova, di default mi compare il carattere 14. Io non l’ho impostato, mi sembra troppo grande (quasi volessi mandare un messaggio ad un bambino che ha appena imparato a leggere) e non mi piace. Sono entrato in opzioni, ho settato di nuovo il carattere 11, l’ho salvato ma niente.  Ho provato e riprovato, ho riavviato il pc ma il carattere 14 imperterrito si ripropone con arroganza.

E così, per qualche giorno, mi sono piegato al suo volere ma con uno sguardo di rivolta andando a cambiare manualmente la grandezza del carattere ad ogni mail. Ma oggi, ho riconosciuto la supremazia strategica nella tattica di guerra e mi inginocchio ammettendo la mia inferiorità.
Mi capita a volte anche con Word: il cursore acquisisce peso sotto i miei occhi, si raddoppia e si rifiuta di cancellare le parole dietro di lui; tutto quello che voglio aggiungere in una parte già scritta si sostituisce a quanto esposto precedentemente e io taccio inorridito davanti a quel genocidio di lettere, quella slavina di caratteri che ricopre  distruggendo interi paesaggi di frasi e boschi di punteggiature. Molto spesso ho dovuto chiudere tutto, perdere quanto scritto e ricominciare da capo. Sconfitto. Sob.
Qui la riflessione: chi è al servizio di chi? Più andiamo avanti con il progresso tecnologico più incomincio a intravedere verosimile la rivolta di Skynet in Terminator: costruiamo macchine per renderci la vita più semplice (che poi il termine semplicità direi che è soggettivo). Automatizziamo, touchscreeniamo , usiamo comandi vocali, ma, pur essendo un grande fruitore della tecnologia, me ne sento sempre un po’ succube, un po’ meno libero, un po’ più limitato. Come la dipendenza da smartphone. Potremmo vivere senza organi interni, ma non senza un telefonino (che poi non sono più telefonini) ni mano.

Mi viene in mente una scena di Zoolander 2: lui ritorna tra la civiltà dopo anni di isolamento, lontano dalla moda e dalla nuova tecnologia. E così, in una scena sfoggia il suo super mini telefono, grande come un mattoncino lego (nei primi anni duemila più erano piccoli e più erano fighi) mentre un altro attore lo guarda con sdegno e tira fuori un mega Iphone maxi iper ultra grande come una scatola di scarpe!

Qualche settimana fa si parlava con degli amici e uno di essi fece vedere la nuova “cover” del telefono: una roba glitterata che mi ha fatto gelare il sangue: ma, anche volendo personificare un oggetto ( c’è di peggio nel mondo) perché ricoprire una cosa semplice nelle linee, pensata per essere leggera e maneggevole con kg di glitter rosa? Perché? Perché dargli un carattere, una personalità in qualche modo? Se sei strumento, ti tengo con cura perché costi, ti maneggio con attenzione perché più costi e più facilmente ti distruggi, ma non ti do vita.

Sul tema del chi controlla cosa  c’è una serie inglese che ha del geniale ed è spaventosamente precursore dei tempi secondo me: Black Mirror.

Credo sempre che ogni periodo buio ( come questo di schiavitù e assoluta dipendenza dalla teconologia) dia sempre l’occasione di trovare la luce del giusto equilibrio. Come bambini che prima di dire no al cioccolato fanno un indigestione anche l’umanità è annebbiata dall’ingordigia e solo un sano mal di pancia farà capire che ogni cosa deve, per essere gustata, deve avere un momento e un limite.


Io intanto continuo a perdere le mie battaglie con un sorriso, sereno sul fatto di aver  raggiunto un buon compromesso: io non faccio tanti problemi  e tu mi imponi il 14. D’altronde la vita senza misteri risulta un po’ noiosa.

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