Stamattina sono quasi arrivato al lavoro in ritardo: mi sono
svegliato alla stessa ora di sempre, ho fatto le stesse cose, doccia, borsa
palestra, preparazione pranzo, ma mi sono dilungato più del solito a pensare.
Ho aperto gli occhi nel mio lettone con un sorriso (e questo
è molto raro) perché nella testa avevo una frase che continuava a girare e
girare acquistando sempre più significato: una vita è un minuto cosmico, una vita un minuto cosmico, una vita un
minuto.
Questo è un concetto per me splendido che spesso la mia cug
mi butta lì, tra un bicchiere di prosecco e un piatto di pasta con le
melanzane. Una frase semplice che mi arriva dentro come un buon profumo ogni
volta che la ascolto. Un pensiero che racchiude, a mio avviso, il segreto del
benessere e forse della felicità. Sicuramente della serenità.
Per chi non lo conoscesse, credo che sia una teoria
antroposofica, (non ne sono sicuro e a dire il vero non mi interessano molto le
fonti) ma anche se l’avesse inventata un ubriacone del circolone di Bosto l’avrei
fatta mia lo stesso. Secondo questa concezione, la vita di un essere umano
incarnato corrisponde a 1 minuto nella percezione del tempo (anche se immagino
che non esista lì un concetto di tempo per come lo intendiamo noi) dell’anima
umana disincarnata.
63 anni (ciclo vita
base) = 1 minuto.
Capite anche voi che le cose, tutte, le situazioni, anche le
più orribili e le più insostenibili acquisiscono una prospettiva diversa. Una
cosa è una puntura di zanzara che ti da fastidio qualche minuto, un’altra è una
pugnalata che ti fa morire dissanguato. E secondo questa teoria una pugnalata è
una puntura di zanzara.
Almeno per come la digerisco io. Insomma la vita è un’avventura,
un viaggio, un cammino di piacere e di conoscenza anche se si incontra il dolore
e la difficoltà. Questo pensiero mi crea uno strato di serenità interiore come
quello di grasso dei pinguini, che sapendo di dover affrontare temperature
proibitive, si mettono vicini vicini, belli paffuti e sopravvivono senza troppi
problemi.
Non so che sogno abbia fatto, ma questo è stato uno dei
migliori risvegli che mi possa ricordare. Sapere che da un punto di vista
spirituale, la nostra anima è in “gita” mi rasserena molto. Ecco come mi immagino la scena.
Il bar delle anime.
C’è un luogo di ritrovo
per le anime viaggianti, un punto di ritorno e un punto di partenza. E’
il bar di Mimmo, un animone saggio e antico che ha smesso di viaggiare perché ha
visto e vissuto tutto, ma ha rifiutato di raggiungere il Nirvana per poter dare
ristoro alle anime trafelate ed esaltate di ritorno dai loro viaggi e
confortare quelle in ansia prima partenza. Il bar delle anime è un via vai
continuo, non chiude mai ed è sempre pieno di vita e racconti. Al bancone
enorme, tra le tante anime radunate, siedono due giovani che chiaccherano:
“Allora com’è andata? Dai racconta!”
“Mah, a dire il vero non ho capito molto. Arrivo, apro gli
occhi, vedo qualche persona poi un rumore assurdo, una luce bianca accecante, e
mi ritrovo di nuovo qui. Ero così eccitato per la partenza… e adesso chissà
quanto devo aspettare. Praticamente sono uscito dalla porta e sono rientrato
dal retro. Tu?”
“Io mi sono ritrovato ancora con lo stesso gruppetto di
sempre, sta volta io ero la madre… Che ridere !! Stavolta eravamo poverissimi,
vivevamo in India, nelle slum. Che odore, che miseria, ma eravamo così felici
Sempre sorridenti… Non come l’ultima volta in occidente… il distacco dalla
materia è il segreto.”
“ Si, peccato che una volta che arrivi lì non ti ricordi più
niente e via a possedere e disperarsi per il denaro…. E’ così stupida la
materia che è contagiosa.”
E poi arriva Mimmo con due belle tazze di cioccolata calda:
“Ecco qui ragazzi, allora ritempratevi dal vostro viaggio e
poi via a decidere una nuova destinazione!”
Intanto si avvicina un’altra anima:
“ Eccoti qui finalmente… che bello rivederti”
“Ciao tesoro mio! Ma se ci siamo visti un attimo f…A giusto,
una vita un minuto, un minuto una vita”
“Carlo ti presento Elena, lei era mia figlia nell’ultimo
viaggio “
“Piacere Elena, allora Sandro mi raccontava che siete stati
bene a Bombay”
“Si, finchè è rimasto Carlo siamo stati felici, poi però è
arrivata la guerra e insomma.. diciamo che non ci siamo annoiati…”
“Ah, anch’io credo essere arrivato in un luogo di guerra,
dicevo proprio a Carlo, un attimo e poi via di ritorno al bar…”
Questa è un piccolo estratto di quello che immagino accada
lassù quando lasciamo i nostri contenitori. Io scelgo completamente di credere
nella reincarnazione, nel gioco dello scendere nella materia per fare
esperienze. Nell’accordo tra anime che prima di ritornare, decidono i ruoli per
permettere l’una all’altra un’evoluzione sempre diversa. E se questa è la vita
che il nostro io (la nostra anima immortale) ha scelto per noi, allora va
sempre bene.
L’immersione nella materia vale la pena di essere vissuta
sempre sapendo di essere anche spirito.
E, come da piccolo, quando qualcosa mi spaventava di notte,
chiudevo gli occhi e contavo fino a dieci, anche adesso davanti ad un problema
che sembra insormontabile mi dico, solo un minuto Ivano, solo un minuto.
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