martedì 11 ottobre 2016

MONEY RACE (LA GARA CONTRO IL DENARO)

Giusto quando pensavo che almeno su quel fronte fossimo più o meno tranquilli, ecco che ritorna l’ansia da mancanza di denaro. Da poco avevo maturato il concetto che forse, dal punto di vista karmico, il denaro non è qualcosa di irrisolto per me. E’ vero che non ne ho mai di soldi, ma è altresì vero che, quando ci sono seri imprevisti o problemi economici, riesco sempre a cavarmela e a risolvere tempestivamente e in maniera efficiente (quasi sempre grazie al buon cuore e alle tasche di qualcun altro!).

Ogni imprevisto, piccolo o grande che sia, crea una crisi economica nella mia famiglia. Faccio prima a dire che vivo in crisi economica da sempre. I soldi non mi bastano mai. Sia che faccia vita da monaca di clausura, sia che mi conceda qualche vizio e/o piacere.

Ad oggi ci sono due fattori che incidono sulla disastrosa situazione economica che ci accompagnerà anche durante il mese di Ottobre: danni alla macchina e corso di canto. Il primo non voluto (ovviamente) ed il secondo tanto desiderato ma non necessario alla sopravvivenza pura. Ma pur non essendolo, lo volevo e ne sentivo il bisogno per poter continuare a coltivare la mia grande passione. 

E’ altresì vero che io non vivo da solo e non posso far pesare le mie scelte ad altri. E qui mi girano le palle e mi sento un ladro. Da un lato mi sembra di rubare soldi al mio compagno e dall’altro mi indigno perché è mai possibile che lavorando tutti i santi giorni, non possa concedermi una passione? 

Poi rifletto sul fatto che forse, se voglio studiare canto, allora il canto dovrebbe pagarsi da sé.  Ed invece sembra che a 36 anni, cantare per me sia solo un hobby costoso. Significa ancora essere immaturi voler fare qualcosa solo per il piacere di farlo? Ed è da illusi volerlo fare nella maniera più professionale possibile? Da un certo punto di vista si. Facendo fuoriuscire la signorina Rottermeier che è dentro di me, mi sistemo gli occhiali e mi guardo dall’alto in basso dicendomi : “se vuoi concederti il lusso di queste sciocchezze, allora trova il modo di non farlo gravare sul bilancio familiare fannullone artistoide!”. E nessuno degli altri personaggi che popolano la mia testa risponde.

L’angoscia di non arrivare a fine mese mi strazia e mi fa incazzare a morte con … me stesso. Si perché forse è il momento di riconoscere ciò che posso o non posso fare. Potessi tornare indietro, a malincuore, non mi iscriverei più a quel corso di canto che tanto oggi mi fa sentire in colpa, per voler fare qualcosa che mi piace ma che è al di sopra delle mie possbilità. Stessa cosa per la palestra. Fra poco meno di un mese scade l’abbonamento annuale e non potrò rinnovarlo. Forse riuscirò a pagare mese per mese per arrivare ad una spesa annua quasi doppia rispetto al pagamento dell’anno interno in una unica quota. Lo so che possa sembrare tutto superfluo e rinunciabile, la stessa “Rottenculen” mi direbbe:”l’importante è mangiare e pagare le bollette”, ma io non riesco a concepire una vita minimamente serena e appagante senza qualcos’altro che sia diversione, arte o cultura (dai vabbuò cultura poca diciamocelo).

E poi ci sono i debiti: piccoli prestiti per campare gli ultimi giorni, e grandi somme da restituire a simpatici istituiti. Ogni mese è barcamenarsi tra un “questo il mese prossimo “ e “questo bisogna pagarlo e allora rinunciamo a quest’altra cosa”.
La cosa che più mi fa imbestialire è a quanto pare, andare in palestra e frequentare un corso di canto sono per persone più agiate di me. E senza attività fisica e attività animica (quale il canto), la mia vita mi sembra quella di un automa che ripete le stesse azioni tutti i giorni seguendo un algoritmo installato nella sua scheda  madre.

E poi ovviamente c’è il cibo: lontani i giorni dove potevo scegliere liberamente cosa mangiare e dove comprarlo . Ad oggi le mie scelte alimentari (cercando di comprare il più sano possibile comunque) si restringono a ciò che ha da offrirmi una catena di discount. Quello che prima era un negozio “normale” adesso è diventato per benestanti. E io non “benestò” proprio per un beato cazzo.

Abbiamo deciso di fare qualche sacrificio in più per avere una casa con giardino, perché era un sogno (uno dei pochi realizzabili ) e perché l’abbiamo incontrata quasi senza cercarla. Abbiamo dovuto comprare due macchine perché è impensabile per uno dei due di muoversi con dei mezzi pubblici. Ovviamente una delle due auto è un vecchio catorcione (che ringrazio con il cuore di resistere da 3 anni) che ha bisogno di continua manutenzione.

Dove voglio arrivare con tutto ciò? Bhè, la mia riflessione parte dal nervoso che inesorabilmente mi spinge ad inveire contro il governo ed il sistema del  lavoro quando mi ritrovo a fare i conti e sapere già che rimarrò senza soldi prima ancora di averli in mano, ma in realtà sono dispiaciuto per non essere stato capace di creare una situazione lavorativo-economica personale e alternativa. C’è stato un periodo della mia vita dove mi si chiese di scegliere di seguire professionalmente la carriera di attore di teatro o di cantante jazz ed io rifiutai entrambe per paura di non poter gestire le spese e  le entrate così altalenanti tipiche degli artisti. Mi tenni stretto il mio stipendio fisso, il mio lavoro 8/17 Lunedì – Venerdi pur non potendo mai considerarmi benestante. E’ da quando vivo da solo che arrivo a fine mese rovistando tra i fondi della dispensa e centellinando la benzina.

Ma sarebbe ipocrita dare tutta la colpa alla società: io per primo non sono capace di gestire il denaro e lo sanno gli dei quanto ci ho provato. Budget limitato: ogni mese prelevavo subito quello che avrei dovuto spendere nell’arco dei 30 giorni senza poter prelevare altro. Fallito. Budget settimanale: togliendo le spese fisse, si stabiliva una quantità che dovesse bastare ad entrambi per le proprie spese quotidiane e per il cibo. Fallito. Limitare all’osso il superfluo: niente cene fuori, niente cibi costosi, niente shopping di nessun tipo: fallito. L’unico sistema che sembra funzioni è quello ad- minchiam ossia finchè ci sono spendili, poi piangi e dimagrisci.

E vi assicuro che a 36 anni risulta un po’ ingombrante questo lato infantile con il quale non si riesce a fare due conti e a rispettarli per un fottuto mese. Ogni volta che ho provato a mettere via fossero anche 50 euro alla fine, magari un giorno prima dello stipendio successivo, mi ritrovavo  a prenderli dalla cazzo di scatoletta di latta dove li riponevo con tanta speranza.
Se da un lato è vero che bisogna accettarsi come si è, abbracciando le proprie mancanze, dall’altro, si ha il dovere (che può essere visto come opportunità) per lo meno fare uno sforzo sincero ed impegnativo anche se si va incontro alla sconfitta.


Oggi più che mai mi auguro di trovare l’energia per continuare a perdere la mia corsa contro il denaro impegnandomi comunque al massimo. 

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