Giusto quando pensavo che almeno su quel fronte fossimo più
o meno tranquilli, ecco che ritorna l’ansia da mancanza di denaro. Da poco
avevo maturato il concetto che forse, dal punto di vista karmico, il denaro non
è qualcosa di irrisolto per me. E’ vero che non ne ho mai di soldi, ma è altresì
vero che, quando ci sono seri imprevisti o problemi economici, riesco sempre a
cavarmela e a risolvere tempestivamente e in maniera efficiente (quasi sempre
grazie al buon cuore e alle tasche di qualcun altro!).
Ogni imprevisto, piccolo o grande che sia, crea una crisi
economica nella mia famiglia. Faccio prima a dire che vivo in crisi economica
da sempre. I soldi non mi bastano mai. Sia che faccia vita da monaca di
clausura, sia che mi conceda qualche vizio e/o piacere.
Ad oggi ci sono due fattori che incidono sulla disastrosa
situazione economica che ci accompagnerà anche durante il mese di Ottobre:
danni alla macchina e corso di canto. Il primo non voluto (ovviamente) ed il
secondo tanto desiderato ma non necessario alla sopravvivenza pura. Ma pur non
essendolo, lo volevo e ne sentivo il bisogno per poter continuare a coltivare
la mia grande passione.
E’ altresì vero che io non vivo da solo e non posso far
pesare le mie scelte ad altri. E qui mi girano le palle e mi sento un ladro. Da
un lato mi sembra di rubare soldi al mio compagno e dall’altro mi indigno perché
è mai possibile che lavorando tutti i santi giorni, non possa concedermi una
passione?
Poi rifletto sul fatto che forse, se voglio studiare canto, allora il
canto dovrebbe pagarsi da sé. Ed invece
sembra che a 36 anni, cantare per me sia solo un hobby costoso. Significa
ancora essere immaturi voler fare qualcosa solo per il piacere di farlo? Ed è
da illusi volerlo fare nella maniera più professionale possibile? Da un certo
punto di vista si. Facendo fuoriuscire la signorina Rottermeier che è dentro di
me, mi sistemo gli occhiali e mi guardo dall’alto in basso dicendomi : “se vuoi
concederti il lusso di queste sciocchezze, allora trova il modo di non farlo
gravare sul bilancio familiare fannullone artistoide!”. E nessuno degli altri
personaggi che popolano la mia testa risponde.
L’angoscia di non arrivare a fine mese mi strazia e mi fa
incazzare a morte con … me stesso. Si perché forse è il momento di riconoscere
ciò che posso o non posso fare. Potessi tornare indietro, a malincuore, non mi
iscriverei più a quel corso di canto che tanto oggi mi fa sentire in colpa, per
voler fare qualcosa che mi piace ma che è al di sopra delle mie possbilità.
Stessa cosa per la palestra. Fra poco meno di un mese scade l’abbonamento
annuale e non potrò rinnovarlo. Forse riuscirò a pagare mese per mese per
arrivare ad una spesa annua quasi doppia rispetto al pagamento dell’anno
interno in una unica quota. Lo so che possa sembrare tutto superfluo e
rinunciabile, la stessa “Rottenculen” mi direbbe:”l’importante è mangiare e
pagare le bollette”, ma io non riesco a concepire una vita minimamente serena e
appagante senza qualcos’altro che sia diversione, arte o cultura (dai vabbuò
cultura poca diciamocelo).
E poi ci sono i debiti: piccoli prestiti per campare gli
ultimi giorni, e grandi somme da restituire a simpatici istituiti. Ogni mese è
barcamenarsi tra un “questo il mese prossimo “ e “questo bisogna pagarlo e
allora rinunciamo a quest’altra cosa”.
La cosa che più mi fa imbestialire è a quanto pare, andare
in palestra e frequentare un corso di canto sono per persone più agiate di me.
E senza attività fisica e attività animica (quale il canto), la mia vita mi
sembra quella di un automa che ripete le stesse azioni tutti i giorni seguendo
un algoritmo installato nella sua scheda
madre.
E poi ovviamente c’è il cibo: lontani i giorni dove potevo
scegliere liberamente cosa mangiare e dove comprarlo . Ad oggi le mie scelte
alimentari (cercando di comprare il più sano possibile comunque) si restringono
a ciò che ha da offrirmi una catena di discount. Quello che prima era un
negozio “normale” adesso è diventato per benestanti. E io non “benestò” proprio
per un beato cazzo.
Abbiamo deciso di fare qualche sacrificio in più per avere
una casa con giardino, perché era un sogno (uno dei pochi realizzabili ) e perché
l’abbiamo incontrata quasi senza cercarla. Abbiamo dovuto comprare due macchine
perché è impensabile per uno dei due di muoversi con dei mezzi pubblici.
Ovviamente una delle due auto è un vecchio catorcione (che ringrazio con il
cuore di resistere da 3 anni) che ha bisogno di continua manutenzione.
Dove voglio arrivare con tutto ciò? Bhè, la mia riflessione
parte dal nervoso che inesorabilmente mi spinge ad inveire contro il governo ed
il sistema del lavoro quando mi ritrovo
a fare i conti e sapere già che rimarrò senza soldi prima ancora di averli in
mano, ma in realtà sono dispiaciuto per non essere stato capace di creare una
situazione lavorativo-economica personale e alternativa. C’è stato un periodo
della mia vita dove mi si chiese di scegliere di seguire professionalmente la
carriera di attore di teatro o di cantante jazz ed io rifiutai entrambe per
paura di non poter gestire le spese e le
entrate così altalenanti tipiche degli artisti. Mi tenni stretto il mio
stipendio fisso, il mio lavoro 8/17 Lunedì – Venerdi pur non potendo mai
considerarmi benestante. E’ da quando vivo da solo che arrivo a fine mese
rovistando tra i fondi della dispensa e centellinando la benzina.
Ma sarebbe ipocrita dare tutta la colpa alla società: io per
primo non sono capace di gestire il denaro e lo sanno gli dei quanto ci ho
provato. Budget limitato: ogni mese prelevavo subito quello che avrei dovuto
spendere nell’arco dei 30 giorni senza poter prelevare altro. Fallito. Budget
settimanale: togliendo le spese fisse, si stabiliva una quantità che dovesse
bastare ad entrambi per le proprie spese quotidiane e per il cibo. Fallito.
Limitare all’osso il superfluo: niente cene fuori, niente cibi costosi, niente
shopping di nessun tipo: fallito. L’unico sistema che sembra funzioni è quello
ad- minchiam ossia finchè ci sono spendili, poi piangi e dimagrisci.
E vi assicuro che a 36 anni risulta un po’ ingombrante
questo lato infantile con il quale non si riesce a fare due conti e a
rispettarli per un fottuto mese. Ogni volta che ho provato a mettere via
fossero anche 50 euro alla fine, magari un giorno prima dello stipendio
successivo, mi ritrovavo a prenderli
dalla cazzo di scatoletta di latta dove li riponevo con tanta speranza.
Se da un lato è vero che bisogna accettarsi come si è,
abbracciando le proprie mancanze, dall’altro, si ha il dovere (che può essere
visto come opportunità) per lo meno fare uno sforzo sincero ed impegnativo
anche se si va incontro alla sconfitta.
Oggi più che mai mi auguro di trovare l’energia per
continuare a perdere la mia corsa contro il denaro impegnandomi comunque al massimo.
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